Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia in-nalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perdu-to, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, per-ché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
La liturgia di oggi si apre con l’invito a rallegrarci, occasionato dal fatto di essere entrati nella seconda metà della Quaresi-ma.
Subito dopo la cacciata dei mercanti dal tempio il vangelo ci presenta l’incontro notturno con Nicodemo, fariseo e capo dei Giudei, che nel Vangelo appare altre due volte: quando interviene per evitare l’arresto di Gesù e dopo la morte di Ge-sù, quando aiuta Giuseppe d’Arimatea a deporlo nel sepolcro.
Con lui Gesù discorre della necessità di “nascere dall’alto” e poi, nel brano di oggi, della necessità per lui di essere innalzato “come il serpente nel deserto”. Quest’ultima affermazione si riferisce a un episodio presente nel libro dei Numeri: Dio punisce Israele man-dandogli dei serpenti velenosi, ma poi «Il Signore disse a Mosè: “Fòrgiati un serpente velenoso e mettilo sopra un’asta: chiunque sarà morso, se lo guarderà, resterà in vita”» (Nu 21,8).
Da qui scaturisce il messaggio centrale del brano: “Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per con-dannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.
Naturalmente l’evangelista si riferisce alla croce, con tutta la scandalosità che comportava nel mondo greco-romano: la morte crudele e vergognosa riservata alle persone senza diritti: schiavi e barbari. Gesù, innalza-to volontariamente e per amore sulla croce, salva il mondo. Rallegriamoci.