Ciascuno di noi, nel momento storico che vive, ha una precisa responsabilità che è tanto piccola quanto grande perché nessuno potrà farla al posto suo.
Responsabilità deriva da respondeo che, si comprende bene, significa rispondere a qualcuno e/o a qualcosa. Questo presuppone una comprensione dell’esistenza che è più ampia della “mia vita personale”, che mi precede, mi anticipa e nella quale sono inserito. La realtà, chiamando a partecipazione la mia libertà, mi chiede di rispondere a quello che la vita mi pone innanzi.
C’è una risposta di tipo personale e una di tipo collettiva, o meglio comunitaria, che come chiesa e come par-rocchia possiamo e dobbiamo dare al mondo in questo preciso momento storico, nel quale, con un certo linguaggio prudenziale, possiamo dire di essere in uscita da una pandemia.
Ecco alcune domande per la riflessione (le risposte possono essere inviate anche via mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., oppure compilando Google moduli: https://docs.google.com/forms/d/1ZGN74pecaD-Qs1buYGJyfc4nqGyZTBfrqPi_MFCqqsM/edit
- Nella mia esistenza ho acquisito delle competenze e delle abilità; cosa penso di poter mettere a dispo-sizione, oggi, perché la mia vita sia un bene disponibile alla collettività?
- Come comunità cristiana abbiamo a disposizione dei beni immobili, ad esempio il patronato che viene utilizzato solo per una parte; non abbiamo denaro ma abbiamo risorse umane: come potremmo mettere tutto ciò a disposizione di giovani che volessero partire con una loro attività?
- Come comunità cristiana cosa possiamo fare per i “nuovi poveri”, persone come noi, persone che sono tra noi, persone normali vestite come noi ma che non riescono più a pagare il mutuo, le bollette…?