Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret:] «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Luca racconta un episodio avvenuto nella comunità di origine di Gesù. Quale insegnamento per noi? Gesù ci mette in guardia dal pregiudizio, dal pensare che lui sia “solo per noi”; ci ricorda che non siamo privilegiati, così come non lo erano gli abitanti di Nazaret; ci invita a riconoscerci stranieri come la vedova di Sarepta e Naaman il Siro.
Aiutaci, Signore, a vivere in questo mondo come un estraneo che entra in casa nostra: con gentilezza, senza avanzare pretese. Davanti alla chiusura del cuore dei presenti nella sinagoga, tu, Signore, ti sei allontanato; aiutaci ad aprire il nostro cuore nei confronti di ogni fratello.