Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai:
«In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c’era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: “Fammi giustizia contro il mio avversario”.
Per un po’ di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: “Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”».
E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?»
Ci sono tanti modi di comunicare, di dialogare: con le parole, con il corpo, con il silenzio. Due persone che si conoscono e si vogliono bene, due amici, due amanti, due sposi non hanno bisogno di tante parole per dirsi le cose più importanti. Anzi, a volte è proprio nel silenzio che i loro cuori si avvicinano di più. Perché dialogare è soprattutto un atteggiamento di ascolto e apertura, un desiderio di vicinanza e comunione, un’intelligenza protesa ad accogliere, a comprendere l’altro, ma anche a farsi accogliere a farsi capire, nelle proprie necessità, aspirazioni, forze e fragilità. Pregare è dialogare con Dio. E Dio desidera da sempre comunicare con noi, lo fa in continuazione, ha costruito un universo intero e sconfinato per farlo. Lasciamoci quindi avvolgere dal suo volerci comunicare se stesso, dal suo volerci conoscere fino in fondo. Senza paura. Senza fretta. Senza troppe parole.