Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere; i capi invece deridevano Gesù dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».
Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c’era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei».
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L’altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male».
E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».
Colui che ha ricevuto tutto dal Padre, colui che è il Prediletto, colui che è il più libero di tutti, colui che comanda gli spiriti e i venti, colui che guarisce i malati, che ridona la vista ai ciechi, colui che fa risuscitare i morti, ecco, proprio costui, sceglie di ridare tutto al Padre, di privarsi della sua libertà, di non comandare agli angeli di liberarlo o di cambiare la sua condizione di ferito e morente. Ed è proprio in questa scelta che si fonda la regalità di Gesù: è vero re solo colui che usa il suo potere per il bene di coloro che amministra, sui quali si estende il suo compito regale.
Aiutaci, Signore, a vivere i nostri incarichi, la nostra autorità avendo a cuore solo il bene di coloro che ci sono affidati.