Dal Vangelo secondo Matteo
In quei giorni, venne Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!».
E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione, e non crediate di poter dire dentro di voi: “Abbiamo Abramo per padre!”. Perché io vi dico che da queste pietre Dio può suscitare figli ad Abramo. Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
Gridare nel deserto. Nel deserto, per definizione, non c’è nessuno, quindi tantomeno nessuno che possa udire qualcuno che grida. Giovanni “predica nel deserto di Giuda” e la profezia parla di “Voce di uno che grida nel deserto”. Mi chiedo perché uno debba gridare nel deserto. Per disperazione? Per rabbia? In un afflato di gioia? Oppure quel gridare è un parlare forte, con decisione, a se stessi. La solitudine del deserto, il rigore del suo ambiente, garantiscono che gli unici con cui possiamo confrontarci siamo noi stessi e Dio. Il deserto è il luogo dell’incontro con noi e con Dio. Allora quel predicare, quel gridare di Giovanni, forse sono un’estensione, un allargarsi del suo dialogo interiore con se stesso e con Dio, quel Dio che ha incontrato quando era ancora nella pancia di sua madre e che lo ha sicuramente spinto ad inoltrarsi nel deserto. Aiutaci, Signore, a trovare il coraggio di guardare in faccia la nostra solitudine, a costo di gridarle contro con rabbia. Aiutaci ad inoltrarci nel nostro deserto, perché lì, proprio dove sembra che nulla possa crescere, incontreremo te, sorgente viva, riparo dall’arsura, cibo che sfama per l’eternità.