Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
Giovanni dubita, ha bisogno di chiarimenti e, impossibilitato a farlo di persona, manda qualcuno di fidato a chiedere a Gesù conferma: “Sei tu quello che ho annunciato alle genti?”. Evidentemente l’idea che Giovanni si era fatto di Gesù era diversa da quella che gli veniva riportata. Anche io a volte sperimento questo sfasamento tra l’idea che ho di Dio e quello che capita. Di fronte alle assurdità – non saprei come altro definire una guerra in Europa e tutte le altre guerre, un mare pieno dei cadaveri di disperati che scappano dalla povertà e dalla guerra, donne e bambini venduti per i favori di qualche malato di mente, terremoti o eruzioni che sterminano interi villaggi… e mi fermo qui – che la vita mi pone davanti, resto senza parole a quello che mi sembra un Dio silenzioso. Anche il Natale che si avvicina ci porrà nuovamente davanti ad un Salvatore che si manifesta come il più indifeso degli esseri, un bambino che ha bisogno di tutto. Eppure, se non mi lascio sopraffare da questa dissonanza tra la mia aspettativa e la realtà di Dio, un po’ alla volta una realtà meravigliosa si palesa, proprio tra le crepe di una vita ferita, la tenerezza, la misericordia e, in ultima analisi, la potenza di Dio si fanno spazio. Signore, aiutaci a riconoscerti ed incontrarti sul versante della debolezza, proprio là dove la nostra umanità deve arrendersi alla sua finitezza.