Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse:
«In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore.
Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».
Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo.
Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza».
Anche questa domenica il vangelo ci propone il tema del riconoscimento. Le pecore riconoscono la voce del pastore e per questo lo seguono. Anche noi abbiamo la possibilità di riconoscere, nel frastuono della vita, la voce, la parola che ci fa bene, che è per la nostra vita e non per la nostra morte. Non sempre è facile. In primo luogo, perché spesso è sovrastata dal brusio delle molte voci e parole con le quali ci confrontiamo quotidianamente. Poi perché, spesso, tra queste voci ci sono le lusinghe, gli ammiccamenti, le suggestioni e le tentazioni.
Aiutaci, Signore, a riconoscere la tua voce, a seguirla, consapevoli che essa solo è per la nostra felicità.