Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Sono due le immagini del vangelo di oggi che Gesù usa per farci comprendere il Regno di Dio: l’infinitamente piccolo e l’infinitamente nascosto.
Il Regno di Dio ha due effetti: parte da una cosa piccola che diventa infinitamente affidabile(il seme) ed è qualcosa che, per far fermentare la pasta, deve esservi inserito, messo dentro.
Gesù ci indica la fiducia nelle cose piccole: la vita non si cambia attraverso sporadici atti eroici, ma attraverso piccole cose quotidiane che non sono mai banali.
Spesso siamo tentati di difendere la forma smarrendo così la sostanza che è testimonianza, non parole.
Ecco perché la tradizione ci consegna queste due figure: Gioacchino ed Anna.