Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte.
Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare». Gli risposero: «Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!». Ed egli disse: «Portatemeli qui».
E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.
Quante volte noi ci comportiamo come i discepoli in questi brano: «Signore, congeda la folla»? La risposta di Gesù è: «Voi stessi date loro da mangiare» ed essi distribuirono i 5 pani e i 2 pesci che Gesù aveva benedetto. Tutti i presenti ne mangiarono, ed erano più di 5000.
Questo racconto, conosciuto come il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, potrebbe anche essere interpretato come il miracolo della condivisione: non potrebbe Gesù aver suscitato nei presenti un desiderio tanto forte di mettere in comune ogni cosa esercitando la compassione che egli stesso ha provato per la folla?
Come i discepoli, quante volte chiediamo al Signore ciò che per compassione (nel senso di soffrire con loro) nei confronti dei fratelli potremmo realizzare anche già noi stessi?