Una delle esperienze più scandalose per il credente è il silenzio di Dio: continuare a chiedere senza sentirsi ascoltati. Eppure le letture di questa domeni-ca ci rassicurano che nessun grido rimane inascoltato davanti a Dio. Le nostre mani però si stancano, non riusciamo a tenerle protese verso il cielo per troppo tempo. Abbiamo bisogno di essere sostenuti, aiutati, perché da soli facciamo fatica a sostenere il peso della preghiera.
È esattamente quello che avviene a Mosè nel passo dell’Esodo che ascoltia-mo in questa domenica: Mosè prega con le mani alzate al cielo mentre Gio-suè combatte. È un’immagine della preghiera che sfugge a ogni spiritualizza-zione disincarnata: mentre Mosè prega, Giosuè combatte. È un invito a non separare la preghiera dalla vita: non ci si affida a Dio, rinunciando a lottare! La preghiera non ci esime dall’impegno responsabile e coraggioso nelle si-tuazioni della vita.
Mosè non ce la fa da solo a sostenere la fatica di pregare, ha bisogno di es-sere sostenuto: sono poste delle pietre sotto le sue braccia e alcuni lo aiuta-no a non abbassare le mani. Anche noi abbiamo bisogno di strumenti solidi e ben fondati su cui appoggiare la nostra preghiera (tutto quello che la storia e l’esperienza di altri ci ha consegnato), ma abbiamo bisogno anche del sostegno della comunità, con cui preghiamo, da cui siamo sostenuti e da cui siamo accompagnati. La preghiera non è mai un fatto solo personale. Nel tempo della preghiera abbiamo bisogno di rimanere saldi in quello che abbiamo imparato e che crediamo fermamente (cf 2Tm 3,14).
Quando non ci sentiamo ascoltati, ci arrabbiamo, perché un nostro bisogno, che consideriamo importante, non tro-va risposta. Forse per questo Gesù, commentando la parabola della vedova che chiede giustizia, ci invita a non stan-carci, letteralmente a non incattivirci. Anche davanti al silenzio di Dio, quando ci sembra che la nostra preghiera non trovi risposta, possiamo sentirci frustrati, e questo genera rabbia. È importante perciò ricordarci quello che il Salmo 120 ci suggerisce: «Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode d’Israele». (Sal 120,4)
La vedova è anche immagine di quella comunità a cui Luca si sta rivolgendo. È una comunità che attraversa il tempo della prova e che vive l’esperienza dell’attesa. È il tempo della persecuzione, forse anche il tempo della delusione. C’è una preghiera in questo tempo che sembra inascoltata. Questa comunità ha paura che Dio non ci sia, teme di essere abbandonata, di rimanere sola, come una vedova! A quella comunità, nella quale anche noi ci possiamo rive-dere, il Vangelo ricorda di non smettere di pregare, perché non c’è nessun grido che resti inascoltato davanti a Dio.