La paura dell’imperfezione
Il fariseo di questo testo del Vangelo non sopporta la sua imperfezione. Non vuole neanche sentirne parlare. Ha paura di sbagliare. E nel profondo sa di poterlo fare. Sa quanta energia sta impegnando per non vedere il suo limite. Per questo motivo sposta la sua imperfezione sugli altri.
Come noi, anche il fariseo si illude che, spostando l’imperfezione sugli altri, la allontanerà da se stesso. La consegna agli altri, pensando che così se ne potrà liberare. Ricordati: quello che stai consegnando agli altri, è proprio quello che ti appartiene!
Lo specchio della preghiera
Quella preghiera che nei versetti precedenti era il luogo del grido della vedova verso il giudice iniquo, qui diventa il luogo in cui venir fuori per quello che siamo: dimmi come preghi, e ti dirò chi sei! Prova ad ascoltare come preghi e capirai tante cose di te. Il fariseo usa per esempio la preghiera proprio come lo specchio magico della strega di Bian-caneve: usa la preghiera per essere confermato nell’immagine positiva di se stesso. Anche coloro che non pregano, usano comunque il loro dialogo interiore come luogo di conferma e di approvazione.
Esagerazioni
Nella sua preghiera o nel suo dialogo interiore il fariseo esagera quei comportamenti che lo confermano nella sua idea di perfezione, illudendosi così di allontanare e di non vedere il proprio limite: il fariseo dice di digiunare due volte alla settimana, mentre il libro del Levitico (al cap. 16) chiedeva di digiunare solo una volta l’anno, nel giorno dell’espiazione; il fariseo dice di pagare la decima su tutto ciò che possiede, mentre la legge mosaica chiedeva di pa-gare la decima solo su ciò che si produce.
Riconciliazione
Ecco cosa vuol dire dunque andarsene riconciliati oppure no: il pubblicano è riconciliato con il suo limite, con la sua imperfezione e con il suo peccato. Proprio perché lo riconosce, può veramente consegnarlo ed esserne liberato. Ha scoperto che «il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato» (Sal 33,19)
Il fariseo non se ne va riconciliato perché non si è guardato dentro, non ha riconosciuto ciò che veramente si porta dentro, proietta sugli altri ma non si libera dal suo peso, continua a portare con sé la fatica di dover vivere nascon-dendo ciò che è veramente. La vita del fariseo è una vita non riconciliata. Isolato nel suo Io, il fariseo non troverà mai nessuno con cui condividere la sua paura di non essere perfetto.