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salvareA cosa pensiamo quando coniughiamo il verbo ‘salvare’? In realtà lo usiamo spesso nel linguaggio comune: ci affrettiamo per esempio a salvare i nostri documenti sul computer o nella memoria esterna, ci consoliamo quando la nostra squadra si salva evitan-do la retrocessione, ci siamo salvati quando eravamo impreparati e il professore ha interrogato qualcun altro al posto nostro! Sembra quindi che nel linguag-gio comune salvare significhi riuscire a tenere sotto controllo, evitare di rovinare la propria immagine, vuol dire non fallire e superare le prove.

Ma sàlvati vuol dire non perderti, non fallire, dimostra quanto vali! Nella gara della vita cerchiamo di salvare intanto noi stessi. È la competizione che impariamo fin da piccoli: siamo programmati per salvarci, anche a scapito degli altri. Dobbiamo sempre dimostrare di non essere inadeguati.

Gesù è Re perché declina diversamente questo verbo: Gesù non è ossessionato dal proprio io, non è schiavo delle attese degli altri, ma si preoccupa innanzitutto di salvare gli altri. Non mette se stesso prima degli altri. Se torniamo indietro, quando Gesù incontra la tentazione che gli suggerisce di trasformare le pietre in pane, cioè di pensare alla sua legittima fame, Gesù si rifiuta, mangerà con gli altri, insieme agli altri. Gesù è Re perché non è schiavo del pro-prio io, è l’uomo libero per eccellenza!

In effetti, in quell’occasione, il tentatore aveva detto che sarebbe ritornato al momento opportuno (Lc 4,13). Torna infatti nel momento in cui Gesù è più debole: nella passione, nella sofferenza, nell’abbandono, nella delusione. E nel momento più difficile la tentazione torna proprio sotto la forma dell’auto-salvezza. Nei momenti di difficoltà infatti siamo indotti a pensare prima di tutto a noi stessi: diventiamo schiavi delle preoccupazioni del nostro io.

Per liberarsi dalla schiavitù del nostro io occorre fidarsi, occorre cioè lasciarsi salvare. Gesù si fida del Padre, si con-segna nelle sue mani. Ma nel testo di Luca c’è qualcuno che ha già imparato: il ladrone si lascia salvare. Riconosce che ha bisogno di Dio, si rende conto che da solo non può affrontare quella battaglia, capisce che da solo non ce la fa.

Consegnarci nelle mani di Dio, ci libera dalla schiavitù del nostro io e ci rende Re della nostra vita: diventiamo liberi! Diventiamo liberi come Colui che sconvolge le nostre attese e, pur essendo debole, conclude la sua vita non tra due discepoli, non su un trono regale, ma sulla croce in mezzo a due ladroni, forse per aiutarci a capire che è lì che vuole stare, in mezzo a dei peccatori come noi.

Gaetano Piccolo

leggi la meditazione completa su https://cajetanusparvus.com/2022/11/18/pensa-prima-a-te-lossessione-per-il-proprio-io-a-portata-di-mano/

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