Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare.
Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!».
La pandemia non si ferma anzi, la sua aggressività in questi mesi autunnali è tornata a farsi sentire e le necessarie restrizioni producono effetti sulla nostra psiche e sull’economia. Sotto attacco sono i nostri beni vitali: salute, relazioni ed economia. E ciò accade contemporaneamente in tutto il mondo.
Non occorre la scienza per dimostrare che l’uomo è stato capace di superare alcuni ostacoli storico-naturali perché esso, più di altri esseri, ha avuto una capacità di adattamento e di superamento della situazione stessa. Anche la speranza che nasce dalla fede ci sollecita a questa resilienza, a resistere senza soccombere affron-tando la vita nelle difficoltà. Ciascuno lo faccia con le proprie forze e competenze intellettuali, spirituali, pragmatiche; cerchiamo di farlo anche insieme agli altri, pre-servandoci degli spazi di socialità sani che ci aiutino a sentirci parte e solidali con l’intera umanità. Mai come ora ci siamo sentiti partecipi di un destino condiviso con tutti gli uomini del pianeta.
Scienza e tecnica, tecnologia e progresso, non sono riusciti sul piano sanitario, economico e relazionale a preser-varci neppure nella seconda ondata: è questo un fallimento? Io non lo vivrei così. Piuttosto tenterei la via di una presa di consapevolezza che va in due direzioni. La prima: l’uomo, per quanto capace e pronto, non può risponde-re alle novità e all’imprevedibilità della vita. Quello che è accaduto, ci rendiamo conto che potrà accadere ancora. La vita è più “grande” delle nostre capacità: essa è un dono affascinante e tremendo.
La seconda va nella direzione della comprensione che un cambiamento nello stile di vita ci è stato imposto e si dovrà fare: la nostra vita cambierà? Credo proprio di sì. Credo che ci troviamo all’interno di una fase acuta di un cambiamento che, più lungo e meno duro, rimarrà una costante. Tutti avvertiamo riluttanza al cambiamento poiché chiede di uscire dalla nostra comfort zone. Chi in questi giorni/mesi non ha avvertito l’appiattimento provocato dalla pigrizia, dal considerare che “tanto è lo stesso”? Invece, le società e le culture che prima di altre saranno ca-paci di porsi dentro il flusso del cambiamento per ascoltarlo, viverlo e interpretarlo, saranno anche le più pronte e creative nel riprendersi. Vorrei fare appello al nostro spirito di fiducia cristiano e alla nostra creatività tipicamente italiana.