Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».
Una sola guida, un solo maestro. Nessun rabbì, non altri maestri al di fuori di Gesù. Non altra figliolanza al di fuori del Padre comune. La tentazione di farsi sedurre dagli scribi, a quel tempo personaggi esperti nelle scritture, la necessità di riportare la dottrina ebraica alla sua essenza così come voluta da Mosè e l’avvertenza che un pericolo analogo sarebbe stato presente nel futuro della sua comunità, spinge Gesù a mettere in guardia i suoi discepoli da coloro che si presenteranno come uomini capaci di parlare delle cose di Dio in maniera affascinante ma vuota. Oggi, come duemila anni or sono, le parole del Salvatore sono ancora valide.
Fa’, o Signore, che il tuo popolo sia sempre capace di seguire correttamente i tuoi insegnamenti. Salvaci dai falsi profeti. Mettici in guardia da coloro che propongono false dottrine. Aiutaci a capire il valore ed il senso dell’umiltà evangelica e a praticarla.