Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
La parabola della vite e dei tralci rappresenta quella stretta unione che c’è tra Gesù e l’uomo. Come i tralci staccati dalla vite si seccano e muoiono, così vale anche per l’uomo: non si può immaginare una vita lontana dalla linfa vitale dell’amore di Dio. Solo stando uniti a suo figlio Gesù, ascoltando la sua parola e osservando i suoi comandamenti, ognuno di noi riuscirà veramente a produrre frutto. Il tralcio che si stacca dalla vite inaridisce e non porta frutto che valga davanti a Dio.
Tienici uniti a te, o Signore, sicuri che ascoltando e mettendo in pratica la tua Parola produrremo dei buoni frutti a te graditi.