Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno».
Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Nel giorno del giudizio, quelli di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!».
A questo punto del Vangelo Gesù si è già fatto conoscere, ha già compiuto miracoli, ma i farisei chiedono esplicitamente e con arroganza di vedere un segno.
Tutti nel profondo sentiamo il bisogno che il Signore si manifesti, ma desiderare non è volere. Gesù ci chiede di usare la logica del desiderio, che è quella della fede.
La nostra fede è tale da consentirci di accogliere la morte e la resurrezione con riconoscenza, di vedere in questo il segno dell’amore di un Dio che capovolge tutte le nostre aspettative, che si fa ultimo e vince la morte per salvare la nostra vita?
Spesso corriamo dietro ai miracoli, alle apparizioni e guardiamo con sufficienza la rivelazione del Vangelo, ma non è forse proprio questo (la rivelazione evangelica) il segno più grande?