È ormai diventata una tradizione per la diocesi di Padova che la terza domenica di Avvento sia la Giornata della Carità e che un’attenzione particolare venga rivolta al Centro di Ascolto Vicariale.
Il nostro Centro di Ascolto Vicariale Bassanello ha due sportelli e vede impegnati dodici volontari. Questo servizio affianca e sostiene quello delle singole Caritas parrocchiali presenti nel nostro Vicariato.
Alcuni punti cardine del Centro di Ascolto sono:
Grazie alla generosità delle comunità del vicariato, da gennaio a ottobre 2022 sono state sostenute 33 fami-glie (oltre 100 persone) erogando aiuti per 7.050, euro (per utenze, affitti, spese scolastiche, etc..)
Contatti:
Sportello Don Bosco: mercoledì mattina - cell. 320 228 7753
Sportello Santa Teresa: giovedì pomeriggio - cell. 389 427 6865
Per contribuire:
IBAN IT92F08728101000000021553 (nella causale riportare “Per CDAV BASSANELLO”)
Svegliatevi, ci suggerisce San Paolo, perché il Signore è più vicino ora di quando diventammo credenti, il Signore è ogni giorno più vicino perché ogni minuto che passa si avvicina il momento in cui lo incontreremo. Svegliamoci per evitare che il Signore passi senza che ce ne accorgiamo! A volte infatti le cose che accadono nella nostra vita, ma non siamo pronti ad accoglierle.
Dio è venuto verso (adventum) di noi, altrimenti non saremmo vivi, ci ha amati e continua a farlo: è colui che continuamente ci viene incontro. Noi, d’altra parte, siamo per nostra natura, coloro che accolgono, perché siamo mancanti in quanto creature: ci portiamo dentro quel vuoto costitutivo che fa di noi coloro che accolgono. C’è in noi lo spazio per ricevere Dio.
Se non ci svegliamo e non prestiamo attenzione a quello che sta accadendo dentro di noi e intorno a noi, ci ritroveremo travolti dal diluvio senza esserci accorti che ha cominciato a piovere, senza accorgerci che il tempo stava di-ventando brutto, sottovalutando le prime gocce. È meglio individuare dov’è l’arca in cui ripararci dal diluvio. Quell’arca è la relazione con Dio, per questo i Padri hanno visto nell’arca una prefigurazione della Chiesa che accoglie e custodisce.
Dobbiamo svegliarci perché non sappiamo mai quello che può avvenire nella nostra vita: possiamo essere presi o lasciati. La vita è segnata dall’incertezza, solo noi possiamo fare la differenza.
Oggi la liturgia ci consegna una prima via per svegliarci: Isaia ci invita a trasformare le spade e le lance, cioè gli strumenti della guerra, in aratri e falci, cioè in attrezzi che servono per coltivare, per generare vita. Per lo più nella nostra vita maneggiamo quotidianamente spade e lance, riversiamo le nostre energie sui conflitti, cerchiamo di difenderci e di attaccare, ma dove ci porta questa violenza a prescindere? Ci sono tante forme di violenza: possiamo essere violenti anche con il silenzio, con i giudizi, con l’indifferenza. Isaia non ci chiede di buttare via le spade e le lance, perché in fondo rappresentano quell’energia che ci abita, forse sono persino il segno di una voglia di vivere che però stiamo usando male o per fare il male a noi stessi e agli altri.
Occorre svegliarsi! Prendere consapevolezza delle armi che ho nelle mie mani e decidere di trasformare gli strumenti di morte in risorse di vita: la mia rabbia può diventare energia per affrontare le difficoltà della vita, i miei senti-menti possono diventare occasione di compassione piuttosto che essere fonte di rancore, i miei pensieri possono diventare un modo per elaborare strategie di vita piuttosto che rimanere a rimuginare sulle strategie di vendetta.
Il Signore oggi ci apre una via, ma dobbiamo svegliarci per riuscire a vederla!
Gaetano Piccolo
(leggi la meditazione completa su https://cajetanusparvus.com/2022/11/25/salve-sono-la-realta-traumatici-risvegli/)
A cosa pensiamo quando coniughiamo il verbo ‘salvare’? In realtà lo usiamo spesso nel linguaggio comune: ci affrettiamo per esempio a salvare i nostri documenti sul computer o nella memoria esterna, ci consoliamo quando la nostra squadra si salva evitan-do la retrocessione, ci siamo salvati quando eravamo impreparati e il professore ha interrogato qualcun altro al posto nostro! Sembra quindi che nel linguag-gio comune salvare significhi riuscire a tenere sotto controllo, evitare di rovinare la propria immagine, vuol dire non fallire e superare le prove.
Ma sàlvati vuol dire non perderti, non fallire, dimostra quanto vali! Nella gara della vita cerchiamo di salvare intanto noi stessi. È la competizione che impariamo fin da piccoli: siamo programmati per salvarci, anche a scapito degli altri. Dobbiamo sempre dimostrare di non essere inadeguati.
Gesù è Re perché declina diversamente questo verbo: Gesù non è ossessionato dal proprio io, non è schiavo delle attese degli altri, ma si preoccupa innanzitutto di salvare gli altri. Non mette se stesso prima degli altri. Se torniamo indietro, quando Gesù incontra la tentazione che gli suggerisce di trasformare le pietre in pane, cioè di pensare alla sua legittima fame, Gesù si rifiuta, mangerà con gli altri, insieme agli altri. Gesù è Re perché non è schiavo del pro-prio io, è l’uomo libero per eccellenza!
In effetti, in quell’occasione, il tentatore aveva detto che sarebbe ritornato al momento opportuno (Lc 4,13). Torna infatti nel momento in cui Gesù è più debole: nella passione, nella sofferenza, nell’abbandono, nella delusione. E nel momento più difficile la tentazione torna proprio sotto la forma dell’auto-salvezza. Nei momenti di difficoltà infatti siamo indotti a pensare prima di tutto a noi stessi: diventiamo schiavi delle preoccupazioni del nostro io.
Per liberarsi dalla schiavitù del nostro io occorre fidarsi, occorre cioè lasciarsi salvare. Gesù si fida del Padre, si con-segna nelle sue mani. Ma nel testo di Luca c’è qualcuno che ha già imparato: il ladrone si lascia salvare. Riconosce che ha bisogno di Dio, si rende conto che da solo non può affrontare quella battaglia, capisce che da solo non ce la fa.
Consegnarci nelle mani di Dio, ci libera dalla schiavitù del nostro io e ci rende Re della nostra vita: diventiamo liberi! Diventiamo liberi come Colui che sconvolge le nostre attese e, pur essendo debole, conclude la sua vita non tra due discepoli, non su un trono regale, ma sulla croce in mezzo a due ladroni, forse per aiutarci a capire che è lì che vuole stare, in mezzo a dei peccatori come noi.
Gaetano Piccolo
leggi la meditazione completa su https://cajetanusparvus.com/2022/11/18/pensa-prima-a-te-lossessione-per-il-proprio-io-a-portata-di-mano/