Sebbene sia stato un gesto certamente eroico, l’immagine dell’orchestra del Titanic che suonò fino alla fine, mentre il transatlantico si inabissava, resta un’emblematica immagine di un mondo che non vuole vedere quello che sta avve-nendo. Succede infatti che nei tempi di crisi siamo maggiormente indotti a cercare situazioni che ci possano distrarre. Si tratta di un meccanismo di difesa che automaticamente mettiamo in atto, ma che nello stesso tempo rischia di impedire che ci attiviamo per trovare delle risor-se adeguate che potrebbero aiutarci ad affrontare la crisi.
Alcuni esperti sostengono che la musica dell’orchestra del Titanic avrebbe creato tra i passeggeri un clima di sicurezza tale da rallentare le procedure per mettersi in salvo. Anzi, in ogni tempo di crisi ci sarà chi metterà in scena spettacoli allettanti per impedire che vengano identificati i responsabili del naufragio.
Accade altrettanto anche nelle crisi personali e relazionali, quando siamo tentati di portare la nostra attenzione su altro pur di non prendere consapevolezza di quello che sta avvenendo: è una reazione che ci permette di evitare la sofferenza del momento, ma che non risolve il problema, anzi, molte volte, lo complica e lo aggrava.
Anche nel testo del Vangelo di Luca di questa domenica, che ci porta all’interno del discorso escatologico, cioè del discorso sui momenti finali, quelli appunto della crisi, troviamo i discepoli che sono rapiti, e distratti, dall’ammirazione per le belle pietre del Tempio. Al contrario, Gesù vorrebbe aiutarli a diventare consapevoli del loro tempo. Li invita a guardare i segni dei tempi che segnalano l’evolversi degli eventi e preannunciano la fine.
Il tempo della crisi è un tempo apocalittico, cioè, come dice la parola, rivelativo. Nella crisi siamo scoperti, messi a nudo. Ciascuno viene fuori per quello che è. I discepoli, per esempio, si scoprono paurosi ed egoisti: chiedono a Gesù quando sarà la fine e, soprattutto, come possono capire quando è il momento di tagliare la corda: «quale sarà il segno?» (Lc 21,7). Nel tempo della crisi, molti, come i discepoli, penseranno prima di tutto a se stessi. Nelle situazio-ni difficili, le persone dimenticano il bene comune e cominciano a calcolare come salvaguardare i propri interessi. Ecco perché, nei periodi di crisi, è difficile trovare una politica che si preoccupi del bene comune.
Forse anche tra noi c’è chi continua a guardare le belle pietre o vuole che noi continuiamo a guardare le belle pietre per non diventare consapevoli dei segni della crisi e della nave che affonda. Questo Vangelo può essere un invito a svegliarci e a organizzarci per provare a trovare delle strategie per affrontare la crisi, senza mai perdere l’intima con-vinzione che il Signore è con noi e non abbandona la nave senza prima averci messo in salvo.
Gaetano Piccolo
leggi la meditazione completa su https://cajetanusparvus.com/2022/11/11/si-salvi-chi-puo-la-crisi-ci-rivela/