14^ Festa di Primavera - 25 Aprile 2021
In questi giorni, in concomitanza con l’acuirsi della situazione pandemica, tante persone bussano alla porta delle nostre Caritas, del Centro Mondo Amico e della canonica.
In questo anno sento di dovervi ringraziare per il segno che come cristiani stiamo dando, insieme, al nostro territorio. Di fronte alle difficoltà della chiesa e non poche errate interpretazioni su di essa, questa è un’credibile testimonianza.
Da gennaio dello scorso anno abbiamo raccolto 33.963,00 euro e ne abbiamo distribuiti 25.866,00 per il pagamento di utenze, affitti e spese fondamentali (sanitarie e scolastiche). Siamo riusciti ad aiutare tante famiglie e singoli residenti nel territorio, e ho potuto raccogliere tante confidenze e ringraziamenti che qui vorrei simbolicamente consegnarvi.
Alle porte delle nostre Caritas ogni settimana arrivano decine di persone che vengono accolte, ascoltate e orientate alla risoluzione delle necessità più varie.
Nel nostro centro di accoglienza, il Centro Mondo Amico, accogliamo costantemente donne con bambini in emergenza abitativa. I volontari danno loro quell’amicizia e quel calore umano necessari a chi arriva in un luogo sconosciuto, oltre che offrire l’assistenza per le piccole faccende quotidiane e burocratiche. La permanenza al Centro Mondo Amico diventa spesso anche un’occasione per gli ospiti di apprendere la nostra cultura, gli usi e i costumi, nonché le regole del nostro Paese.
Anche le nostre scuole parrocchiali sono inserite in questo progetto: in più di qualche caso alcuni dei bambini che abitano al Centro Mondo Amico vi sono stati accolti con la possibilità di ricevere formazione e costruire amicizie nel luogo in cui si vive. Dobbiamo ricordarci che queste non sono affatto cose scontate: il fatto che le comunità cristiane riescano a costruire questa filiera di relazioni sul ter-ritorio non va dimenticato.
Ogni settimana vanno in consegna decine di borse spesa e in questo periodo le richieste stanno aumentan-do. Vorrei ringraziare anche il supermercato A&O che permette di lasciare il “carrello solidale”, nel quale tutti i loro clienti possono depositare cibi che poi i volontari raccolgono e distribuiscono.
Il progetto La manna, grazie ai nostri volontari e alla filiera che si è realizzata con il Mercato Ortofrutticolo, che ringrazio, ci permette di distribuire quintali di frutta e verdura sul territorio e non solo, aiutando così anche altre associazioni ed enti no-profit che operano sul territorio della città.
Senza pretese riusciamo anche a collocare qualche persona in posti di lavoro magari temporanei, ma necessari per traghettare alcune situazioni che sarebbero altrimenti drammatiche.
In quest’anno così difficile dobbiamo quindi dire grazie e al contempo essere orgogliosi e ringraziare benefattori e volontari per la filiera di carità e di solidarietà che si venuta costituendo proprio grazie all’opera quotidiana dei volontari e grazie al recupero e all’implementazione di alcune strutture di carità che sono sempre state caratterizzanti le nostre comunità.
Chi volesse aiutare materialmente mettendo a disposizione del tempo, contatti don Lorenzo.
Chi volesse sostenere economicamente queste iniziative, o ne avesse bisogno, contatti don Lorenzo o la Caritas.
Ricordiamo che è sempre attivo il Fondo famiglie in difficoltà, istituito dalle nostre parrocchie:
La gestione del fondo è seguita con la massima trasparenza e riservatezza: sarà fornita una rendicontazione a semplice richiesta dei donatori e sarà garantita la privacy dei beneficiari.
Le donazioni saranno deducibili ai sensi della legge e possono essere effettuate tramite bonifico sul conto della Caritas di Mandria:
IBAN: IT24H 08728 12105 0000 0003 2518
Banca Patavina - Filiale di Mandria
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha par-lato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Dice-va questo per indicare di quale morte doveva morire.
Anche il brano di oggi è tratto dal Vangelo di Giovanni e trova la sua collocazione immediatamente dopo la terza e ultima salita di Gesù a Gerusalemme, dopo l’ingresso trionfale.
Questa parte del Vangelo è dominata da un solo tema. L’incontro con i “Greci”, probabilmente proseliti o ebrei della diaspora, dà a Gesù l’occasione di spiegare in che cosa consiste l’“ora” a cui liberamente va incontro. L’ora di Gesù è l’ora della glorificazione del Figlio. Immagine di questa glorificazione è il chicco di grano che muore a Gerusalemme per spargere ovunque il suo frutto.
I termini in opposizione morire-generare, guadagnare-perdere, distaccarsi-rimanere, essere servo-guadagnare onore, al termine della vicenda storica di Gesù si riconciliano: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà». L’amore, il dono di sé fino alle estreme conseguenze, è il grande messaggio che riceviamo oggi.
Il brano si chiude ripresentando l’immagine centrale di domenica scorsa: «quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me».
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia in-nalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perdu-to, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, per-ché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
La liturgia di oggi si apre con l’invito a rallegrarci, occasionato dal fatto di essere entrati nella seconda metà della Quaresi-ma.
Subito dopo la cacciata dei mercanti dal tempio il vangelo ci presenta l’incontro notturno con Nicodemo, fariseo e capo dei Giudei, che nel Vangelo appare altre due volte: quando interviene per evitare l’arresto di Gesù e dopo la morte di Ge-sù, quando aiuta Giuseppe d’Arimatea a deporlo nel sepolcro.
Con lui Gesù discorre della necessità di “nascere dall’alto” e poi, nel brano di oggi, della necessità per lui di essere innalzato “come il serpente nel deserto”. Quest’ultima affermazione si riferisce a un episodio presente nel libro dei Numeri: Dio punisce Israele man-dandogli dei serpenti velenosi, ma poi «Il Signore disse a Mosè: “Fòrgiati un serpente velenoso e mettilo sopra un’asta: chiunque sarà morso, se lo guarderà, resterà in vita”» (Nu 21,8).
Da qui scaturisce il messaggio centrale del brano: “Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per con-dannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui”.
Naturalmente l’evangelista si riferisce alla croce, con tutta la scandalosità che comportava nel mondo greco-romano: la morte crudele e vergognosa riservata alle persone senza diritti: schiavi e barbari. Gesù, innalza-to volontariamente e per amore sulla croce, salva il mondo. Rallegriamoci.
comunità cristiane,
oggi, proprio in questo tempo così particolare, comunico che la nostra Chiesa di Padova sceglie di celebrare il Sinodo diocesano.
Cos’è un Sinodo? La parola significa “cammino insieme”. È un processo di ascolto, coinvolgimento e par-tecipazione, dei presbiteri e di tutti i fedeli, per aiutare e consigliare il Vescovo nella guida della comunità cristiana – questo dice il Diritto canonico.
È un cammino straordinario, che si inserisce nella vita parrocchiale ordinaria per raccogliere l’opinione di quante più persone possibili che, in ascolto del Vangelo, potranno elaborare indicazioni per un cambiamento della nostra Chiesa diocesana.
Questa scelta è giunta dopo un lungo discernimento – terminato lo scorso ottobre – da parte del Consiglio Pastorale Diocesano e del Consiglio Presbiterale: una scelta maturata con prudenza, ma anche con tanta voglia di capire insieme verso dove andare, verso dove lo Spirito Santo ci chiama.
Cari fratelli e sorelle, vi chiedo di guardare al Sinodo con fiducia: è la possibilità di costruire insieme un sogno per la nostra Chiesa di Padova. Sarà una bella esperienza!
La prima tappa di questo cammino si chiama Indizione del Sinodo e si terrà domenica 16 maggio pomeriggio, qualora la situazione pandemica lo consenta.
Il Signore Gesù guidi e accompagni la nostra Chiesa di Padova nel “santo viaggio” che andremo ad iniziare.
Claudio Cipolla
Vescovo di Padova
Pandemia tra Scienza e Fede - La descrizione della scienza
Pandemia tra Scienza e Fede - Il “sentire” della fede
La scienza tenta di capire, attraverso esperimenti riproducibili, le leggi fondamentali della natura, legate alla logica del creato; la tecnologia utilizza tali scoperte scientifiche in modi differenti. In campo sanitario, ad esempio, le scoperte da Pasteur in poi hanno permesso alla tecnologia di creare i vaccini.
La Pandemia attuale non è la prima e, verosimilmente, non sarà l’ultima. Ciò che cambia col passare del tempo, sono le scoperte scientifiche, che consentiranno alla tecnologia di supportare in modo crescente gli effetti negativi delle malattie in genere.
La fede cerca di mostrare un perché, meglio di suscitare dei perché, e non può arrogarsi il diritto di descrivere il come, neppure di proporre soluzioni a problemi, in questo caso sanitari. La fede offre un orizzonte di senso in ordine alla relazione dell’uomo con Dio.
Autori:
Corinna Di Lelio, laureata in Chimica e tecnologia farmaceutiche, anno 2007, presso l’università La Sapienza di Roma. Attualmente lavora al reparto Assicurazione Qualità di Fidia Farmaceutici S.p.A., con il ruolo di QA CMO vaccines manager.
Don Lorenzo Voltolin, sacerdote e parroco della diocesi di Padova. Licenziato e dottorato, docente presso la Facoltà Teologica del Triveneto.
Festive
Domenica ore 8.30 e ore 11.00
Feriali
Lunedì ore 18.30
Venerdi ore 18.30
Festive
Sabato ore 18.30
Domenica ore 7.30 e 10.00
Feriali
Martedì ore 18.30
Mercoledì ore 18.30
Giovedì ore 18.30
Festive
Sabato ore 18.30
Domenica ore 8.00, 10.30 e 18.30
Feriali
tutti i giorni ore 18.30