Spesse volte mi chiedo cosa possa significare essere missionari nel nostro tempo e nei nostri luoghi, ricacciando il pensiero che essere missionari voglia per forza dire partire per un paese lontano. Qui tra noi è necessario essere missionari, ma perché?
La fede, che è amicizia e rapporto di fiducia con Gesù, non sempre è al centro della vita delle nostre comunità: ci si ritrova certo per tanti motivi belli e importanti, ma sento che abbiamo bisogno di ricordarci e di rinnovarci nella consapevolezza che Gesù è l’Amico ci salva, è la vita vera, e che ci troviamo con i fratelli per lodarlo, per conoscerlo, per seguirlo. La comunità cristiana infatti non è solo un luogo di aggregazione, è una famiglia in cui ci sentiamo aggregati da qualcun Altro: per questo ci chiamiamo fratelli.
Quest’esperienza che ciascuno è invitato a coltivare induce anche ad atteggiamenti nuovi: di fiducia reciproca e di stima verso le persone che ho attorno, di ascolto della vita di tutta la comunità. Perdono, conversione, capacità di leggere gli eventi quotidiani alla luce del Vangelo, aiutano tutti e ciascuno ad essere Vangelo vivente oggi: così Gesù, il vero missionario, può entrare nella nostra vita. Talvolta nelle comunità ci sono tensioni, si sentono maldicenze, cose non perdonate, chiusure di cuore… in questi casi si vede che il Vangelo, Gesù, il suo amore non trovano spazio in noi. La presenza di Dio porta sempre pace e mitezza, perdono e comprensione, dialogo. Abbiamo bisogno noi di essere destinatari accoglienti di questo amore.
Mercoledì si è tenuta una bella riunione, una di quelle che dovrebbero essere esemplari nelle parrocchie. Ci siamo trovati, per la prima volta, con molte persone coinvolte nella missione. Abbiamo respirato un clima bello, di collaborazione tra le due parrocchie, abbiamo parlato di Dio, della bellezza di condividerlo tra noi e di portarlo agli altri. Siamo andati a casa con il cuore caldo perché abbiamo alzato l’asticella oltre le piccolezze dei disagi, per vivere e sognare cose grandi; per questo ci siamo sentiti fratelli.
Quella sera è stata un dono ma anche un segnale che questa è la strada da percorre. Con lo spirito di fratelli si attraversano anche i tratti difficili e si affrontano i problemi che certo non mancano. Lo spirito di avversità, o peggio di elegante indifferenza, di certo non ci porta sulla via di Dio. Anche tra comunità vicine abbiamo bisogno di incontrarci: spesso le nostre parrocchie sono arroccate, chiuse in tradizioni che non sempre hanno a che fare con il Vangelo e con la missione della Chiesa.
La missione ha toccato il cuore di qualcuno, sono cambiati i discorsi, gli atteggiamenti. Non importa che siano superate le difficoltà o risolti i problemi, si tratta proprio di uno stile nuovo, una vita nuova. Chi c’era mercoledì è invitato a contagiare, a parlare e a portare la bellezza, a condividere la presenza di Dio che lavora dentro di noi e nelle nostre comunità.