Nella V domenica di Quaresima, durante la messa a loro dedicata, i giovani sono stati guidati a riflettere sulla parola greca kòkkos, che significa chicco.
Gesù si paragona al chicco di grano che deve rompersi per diventare a sua volta pianta che fa frutto; senza il primo passaggio del rompersi non esiste nessuna pianta futura e quindi nessun frutto. Gesù, raccontando questa parabola, fa capire il senso del suo essere venuto tra noi.
È la storia del “tutto Uomo e tutto Dio” che si è “abbassato” a pestare la terra di Israele, a finirci dentro (se lo pensiamo nei tre giorni del sepolcro) e che si è dovuto rompere, crepare, per dimostrare che amando non si perde nulla, nemmeno con la distruzione fisica, perché siamo oltre e altro da quello che si vede.
E più ci si nutre di bontà, di bene, di cura di sé e di chi ci sta vicino, di gesti di compassione, di gentilezza, di rispetto, più la nostra morte sarà, come la sua, un passaggio per lasciar germogliare liberamente tutto quello che si ha dentro.
Dice ancora Gesù: «Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna». Parole forti, specie quel termine “odia” che mette in difficoltà. Probabilmente il significato che Gesù vuole dirci è questo: chi “odia” la propria vita, che si può tradurre con “ama meno”, ha il vantaggio, non vedendo solo se stesso, di accorgersi della meraviglia delle persone che incontra perché ciascuno è un mondo originalissimo ed è un peccato perderlo.
Si tratta proprio di sviluppare la capacità di lasciare spazio all’altro per permettergli di mostrare tutta la sua personalità, anche la parte che non ci “serve” o che ci infastidisce addirittura; non è un subire l’altro, anzi conoscendolo il più possibile capiamo come noi possiamo essergli utili.
Si tratta di fare spazio in sé, cedendo un po’ della propria vita per accogliere quella dell’altro, ma la parte che si cede non è persa, è donata e diventa frutto.
Dio ha scelto come campo l’umanità intera di tutti i tempi e luoghi, e ha mandato un chicco straordinario di nome Gesù che a sua volta, crepandosi, ha prodotto così tanto frutto da arrivare fino a noi oggi, facendoci un suo seme… diventiamolo!
Fabio