«Che io non perda nessuno di quelli che il Padre mi ha dato» (cf Gv 6,38); parole di Gesù che hanno il sapore di una promessa!
La scorsa settimana sono andato a confessarmi, sentivo il bisogno del perdono di Dio, di ricevere parole buone che mi risollevassero e mi rendessero l’affetto del Padre che perdona. Tutti noi abbiamo bisogno di sentirci perdonati, perché ogni giorno subiamo l’esperienza del male.
Una tripartizione classica è quella che distingue il male fisico (del corpo, della malattia e della morte), da quello naturale (le catastrofi e i limiti della vita) e dal male morale (ovvero il peccato, quello che commettiamo noi uomini o che subiamo da altri). Il male, in ogni caso, rende difficile e triste la vita, genera tensione e sofferenza è, appunto, male. Sentire il bisogno del bene, del perdono e della riconciliazione, è segno di una percezione realistica della propria esistenza oltre che una necessità che dona benessere, salute ed energia spirituale.
Quando il sacerdote che mi ha confessato stringendomi la mano mi ha detto le parole dell’assoluzione: «Dio padre di misericordia che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace», ho avvertito l’amore di Dio che mi riprendeva e mi faceva tornare quello che devo essere; ho sentito che qualcuno mi restituiva la mia vera identità, quella di figlio di Dio, una grande dignità, un forte affetto. Il perdono, essere perdonati, è reale vera esperienza di salvezza.