Martino non è un santo qualsiasi. È un grande della storia della Chiesa dei primi secoli, specialmente per quanto riguarda l’evangelizzazione della Francia. È chiamato infatti “apostolo delle Gallie” perché la sua metodologia di evangelizzazione e l’organizzazione ecclesiale, frutto della sua intelligenza e dello zelo apostolico, si estesero e furono di esempio in tutta la Gallia.
L’immagine del suo essere a cavallo dice molto: da soldato a missionario comunque sempre in viaggio, in un contesto in cui pochi erano coloro che conoscevano anche solo il nome di Gesù. San Martino, conosciuto come il santo della carità, è stato un instancabile viaggiatore ed evangelizzatore: mai fermo, mai stanziale, sempre in viaggio di città in città per portare la notizia di Gesù morto e risorto.
È il santo che spinge ad uscire dalle nostre comunità, dalla cerchia sicura delle conosciute relazioni e dalle consuete abitudini, per lasciarci abitare dal diverso.
Nelle comunità spesso si sente dire «si è sempre fatto così» e si cercano sempre le stesse relazioni. Certo non è un male, ma non è neppure l’unico bene. Papa Francesco invita a una “chiesa in uscita”, a delle comunità capaci di aprirsi alle comunità vicine e al mondo che muta velocemente ed è straordinariamente ricco nella sua complessità e varietà. Il vangelo oggi vuole dire di entrare nelle case di chi è sconosciuto.
«Nessuno è forestiero» è il tema della missione che vivremo quest’anno, e nessuno lo è davvero per Gesù. Cristo ha scelto la Chiesa, noi, i nostri piedi per camminare a fianco di tutte le persone, ha scelto le nostre mani per aiutare, ha scelto le nostre labbra per pregare e per testimoniarlo.
San Martino, papa Francesco, Voltabrusegana e Mandria: «nessuno è forestiero».