In questa domenica si prega per il seminario e per le vocazioni sacerdotali.
Preghiamo per quegli uomini che, chiamati dal Signore, hanno scelto di donare tutta la loro vita per servire le comunità; preghiamo per loro affinché possano conti-nuare il loro ministero con fedeltà al Vangelo.
Si prega per i giovani che sono in formazione, affinché durante gli anni di seminario possano costruire la loro personalità in modo forte e secondo il Vangelo.
Comprendiamo che non abbiamo bisogno di preti bravi ma santi, anche se spesso le nostre comunità chiedono loro particolari abilità; qui bisogna avere il coraggio di andare controcorrente, come faceva Gesù, che non è venuto per liberare Israele dalla dominazione romana, ma per salvare tutti gli uomini.
Molti mi chiedono perché un sacerdote non possa sposarsi, osservando che se potesse farlo riuscirebbe a capire me-glio le situazioni delle persone. La riflessione è pertinente perché è vero che, talvolta, i sacerdoti non s’immergono nella realtà: non sanno com’è il mondo del lavoro, non conoscono le situazioni delle famiglie, non hanno mai pagato una bolletta… Rimane vero però che il celibato pone in una condizione privilegiata in quanto permette realmente di dedicarsi a tempo pieno alla comunità, investendo in essa tutte le energie, tutti i pensieri e tutto l’affetto. Come un marito sposa una moglie e il suo primo pensiero del mattino e l’ultimo delle sera è per la sua famiglia, così è per il sa-cerdote celibe verso la parrocchia. Se fosse sposato, come accade in altre confessioni, necessariamente le sue prime e principali energie dovrebbero andare alla famiglia, e la sua vocazione sacerdotale si ridurrebbe a una professione: alcune ore al girono per un tempo parziale dell’anno.
Cosa cercano, allora, le persone che scelgono di seguire Gesù? Cercano l’amore. Avvertire la chiamata del Signore e innamorarsi come accade per un laico; sentire il suo amore perdona anzitutto il chiamato e fa avvertire il desiderio di portare questa esperienza agli uomini. È un desiderio così alto che talvolta si scontra con l’ovvietà della vita presente anche in alcune espressioni della parrocchia, quando cioè non si coglie l’essenza della Chiesa e si confonde la parroc-chia con un luogo di sola socializzazione o una sorta di pro-loco.
Ai cristiani viene chiesta anche la cura dei propri sacerdoti (poiché l’amore di Dio passa attraverso i gesti delle perso-ne) e la fiducia nei loro confronti, considerando il fatto che è il Signore che invia i pastori nelle comunità (da cui il ri-spetto per le scelte che compiono, soprattutto in ordine alla vita pastorale).
Che cercate? Probabilmente un giovane d’oggi risponderebbe come sempre: cerco l’amore di Dio e l’amore del pros-simo.