Cenere. Torneremo cenere molto presto: biologicamente, geologicamente, astronomicamente. Torneremo cenere! Alcune tradizioni orientali ricordano ciò con la dispersione della cenere del corpo nell’aria e nei fiumi. Cenere, pulviscolo, frammenti: tutto ciò rammenta il divenire, il fluttuare dell’esistenza e i suoi limiti.
Il cammino che inizia quest’oggi porterà, però, alla vittoria sulla morte, cioè alla vita e alla luce!
Iniziamo con la cenere per ricordarci che così siamo: fragili. Termineremo con la luce della vita eterna.
Non diventeremo eterni se non passeremo per le nostre ceneri, se non accetteremo con fiducia i nostri limiti, il bene e il male, la realtà varia e ambivalente della vita, il bisogno di essere salvati da Dio. Si tratta di un viaggio dalla cenere alla polvere luminosa dell’eternità.
In questi quaranta giorni siamo chiamati a convertirci tutti: a fare un viaggio dalla cenere alla luce, dal male al bene, a migliorarci e a purificarci. Per fare ciò servono la forza del guerriero e la delicatezza del fiore. La forza del guerriero per affrontare i nostri mali e per cercare di cambiare il nostro io, per togliere i capricci; la delicatezza del fiore, la bellezza dell’amore di una vita che dentro di noi desidera sempre la primavera, per sbocciare: amare è bello, fare il bene è bello, dà soddisfazione anche quando costa sacrificio.
La Chiesa per fare questo viaggio con il guerriero e il fiore, offre alcuni strumenti: la confessione e la misericordia, la preghiera, le opere di carità, l’ascolto della Parola di Dio, qualche sacrifico per togliere il superfluo e alleggerirci. Partiamo oggi come cenere, non abbiamo paura di lottare e di sbocciare per arrivare a Pasqua come polvere di eternità.