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La scorsa settimana abbiamo finalmente celebrato il 650° anniversario della consacrazione della nostra chiesa parrocchiale, evento che, oltre ad una particolare emozione, ha creato tra la comunità anche una certa dose di confusione: «Ma non avevamo festeggiato i 900 anni una ventina d’anni fa?».
Nel 1988 ricorreva il novecentesimo anniversario della prima traccia scritta dell’esistenza di Voltabrusegana: in un documento risalente addirittura al 1088 il vescovo Milone donava i territori di “Volta” alle monache del monastero benedettino di San Pietro. Colpisce scoprire che già allora, tra territori paludosi, aree boschive e campi coltivati, risultava presente una piccola chiesa dedicata a San Martino di Tours.
Non ne siamo certi, ma con buona probabilità quella attuale sorge nello stesso luogo in cui era sita quella conosciuta nell’XI secolo. Fu solo il 1° maggio 1365 che il vescovo Pileo da Prata consacrò questo luogo di culto e il 2015 ci ha visti ricordare proprio questo evento.
Che si pensi ai novecento (ormai novecentoventisette) o ai seicentocinquant’anni, poco importa, se non dal punto di vista storico; quello che davvero ci tocca è il pensiero che una comunità cristiana che si è formata “dal nulla” abbia attraversato i secoli resistendo a povertà, fame, malattie, guerre, arrivando ai giorni nostri non indebolita, ma sempre più rafforzata nel desiderio di ricercare il bene comune attraverso le sue molteplici espressioni.
La grande quantità di fedeli presenti venerdì in chiesa, nonostante il malizioso occhiolino di un “ponte” quanto mai attraente, testimonia il sentimento sincero del percepirci non solo comunità ma addirittura famiglia, una famiglia che non può non includere anche i preti, diaconi e chierici passati di qua, chi per pochi chi per più anni, che hanno trasformato il loro “servizio” in “bene”.
La speranza per i prossimi novecento o seicentocinquant’anni è che la nostra comunità possa continuare, attraverso accoglienza, apertura, rispetto, azione, ad espandere il bene ricevuto, ricordando che è questo che, come un filo partito dalla Palestina e diramato in tutto il mondo, ci unisce tra noi e a Gesù sfidando i secoli.