Nella chiesa di Voltabrusegana vi è un organo che ha 140 anni. Procurato mediante le offerte dei parrocchiani e del parroco don Domenico Pellizzari, è stato realizzato dal celebre artigiano vicentino Angelo Agostini nel 1873, benché la sua installazione e collaudo siano avvenuti il 22 giugno 1875. I dati, presi dal libro di Cronistoria parrocchiale, ricordano poi che fu ripulito nel gennaio 1939 e forse trasportato in luogo sicuro in previsione dei danni della guerra, essendo vicino al ponte ferroviario.
Dell’autore, erede dell’abate Malvestio, questi, a sua volta discepolo di Gaetano Callido, basti ricordare che diede voce ad organi famosi nel Veneto e in Trentino, in particolare della Basilica di Monte Berico, di Santa Maria Maggiore, a Trento. Molte chiese di Padova (ricordo che quello dell’ Immacolata recava, nella consolle, la foto dell’Agostini) possiedono ancora degli esemplari, purtroppo manomessi, di Angelo che intervenne pure nelle Basiliche del Santo, di Santa Giustina e al Carmine. I suoi strumenti, in genere di discrete dimensioni, hanno il merito di primeggiare per soavità d’espressione e robustezza dei ripieni, caratteristiche presenti in quello di Voltabrusegana, stupendo nei flauti e nelle trombe.
Nel 1943 l’organo venne revisionato e ampliato, con l’aggiunta di alcuni registri, dalla famiglia Ruffatti. Si deve invece a don Lino Stefani, in occasione dei festeggiamenti centenari del 1988, la promozione del restauro filologico dello strumento, sotto la direzione della Sovrintendenza veneta e l’intervento del famoso organaro Alfredo Piccinelli, che l’ha riportato alla fisionomia originaria. La quasi totalità della spesa (30 milioni) fu sostenuta dalla Regione Veneto e dalla famiglia Grassetto, quest’ultima orgogliosa d’aver dato in Aurelio, un suo antenato, il maestro alla Corale locale, nei primi decenni del secolo scorso.
L’intervento, grazie al quale si è conosciuto che le canne sono quasi tutte originali (in stagno le 19 del prospetto) e quindi preziose, ha visto la riduzione della pedaliera e della tastiera e l’installazione dei registri con comandi a manetta, sulla destra della tastiera. Un insieme di registri per particolari esecuzioni concertistiche, magistralmente evidenziato da don Pio Nocilli nel giorno d’ inaugurazione, eseguendo la “Corelliana”, composta per l’occasione.
L’Organo “Agostini” non è il primo storicamente in dotazione alla Chiesa di San Martino, perché il 28 marzo 1809, nel Registro della Fabbriceria, risulta un pagamento all’organaro Giacomo Nardetti, il quale ne istallò uno di sua produzione, dotato anche di cantoria, opera questa di Francesco Vigevano. A Modesto Morato è assegnata la scala a chioccola che porta all’organo, datata 1849.
Da dicembre 2014, dopo alcuni interventi di manutenzione, quest’organo è pronto a tornare a far sentire la propria voce.
Alfredo Pescante