Nella nostra chiesa parrocchiale è presente una statua di Maria che porta a noi il bambino Gesù. Nella notte del 23 luglio 2011, forse a causa del forte vento e del temporale che imperversavano, una finestra della chiesa si è staccata dal suo alloggiamento ed è precipitata a terra, distruggendo nella sua corsa un banco e danneggiando seriamente la statua che si trovava sull’altare di sinistra.
A distanza di 5 anni da quell'evento, il 30 settembre 2016 dopo un restauro durato alcuni mesi, la statua è ritornata al suo posto. Questo è stato possibile grazie alla raccolta fondi messa in atto da un gruppo di volontari, ai benefattori di Voltabrusegana e non solo, e anche all’Amministrazione comunale che è intervenuta con un sostegno materiale per i lavori di indagine scientifica e il trasporto.
«Questa chiesa è stata consacrata il 1° maggio del 1365». Così un antico documento relativo a una cinquecentesca visita pastorale in Voltabrusegana, indicando come gli originari patroni della parrocchia fossero i santi Filippo e Giacomo minore. Poi i due Apostoli vennero soppiantati dai santi Giorgio e Martino, quest’ultimo indiscusso protagonista dalla fine del ‘700.
Tali sacri personaggi sono presenti nella meravigliosa pala dell’altar maggiore (dipinta nel 1576 da Dario Varotari) assieme alla Vergine col Bambino, a indicare un’antica e profonda venerazione verso la Madre di Gesù, instillata dalle monache di San Pietro, che qui tenevano giurisdizione dal 1088.
Tale filiale devozione è amplificata dalla presenza ab immemorabili di un altare dedicato a Maria, dapprima in legno e, a partire dal 1813, da quello “magnifico” che ora ammiriamo su cui troneggiava la meravigliosa statua in terracotta di fattura secentesca, già restaurata nel 1988, rovinata dalla caduta d’un finestrone nel 2011, e nuovamente retsaurata nel 2016.
Fino al 1927 su quell’altare presenziava, da secoli, una Madonna in legno ornata con diverse vesti, a seconda delle ricorrenze. Don Alessandro Bertan, sollecitato dal vescovo, vi trasportò quella in terracotta del capitello in fondo a via San Martino, una delle più preziose della Diocesi di Padova, a detta di mons. Claudio Bellinati, esperto d’arte. Lo scettro in mano a Maria la qualifica come “Regina” e il Bimbo col globo nella sinistra la definisce “Madre”.
L’autore? Se non il celebre Briosco, scomparso nel 1532, un suo allievo, vista la significativa lavorazione e la stupenda policromia, da rivisitare col prossimo restauro. I documenti su lei per ora tacciono, ma questa “Mamma” vuol ancora parlare, dimostrandoci il suo salvifico affetto.
Alfredo Pescante