Rossella
Abbiamo avuto la fortuna di ospitare per una settimana Marco, missionario della comunità di Villaregia. Giovanni, mio figlio più piccolo, dice che Marco è magico, perché è bravo a fare trucchi di illusionismo. Abbiamo capito subito che era una perla preziosa, un occhio sul Mozambico e con un tam tam di tamburi abbiamo cercato di coinvolgere un po’ di famiglie la domenica stessa in cui è arrivato. Chi ha potuto è arrivato, abbiamo ascoltato i suoi racconti, avidi di condividere questa esperienza così forte, e abbiamo anche imparato una canzone africana.
Pur nella corsa costante delle nostre vite, sempre presi dal lavoro, abbiamo potuto gioire di calde serate di ascolto, di parole di pace, di una gioia serena, che ci ha contagiato. Marco vive nello spirito di gratitudine perpetua che il povero popolo del Mozambico gli ha insegnato. Ringraziano quando si alzano al mattino, ringraziano quando si incontrano per la gioia di godere di quello che si ha. Non si lamentano costantemente per il fatto che c’è una corruzione da paura, uno sfruttamento delle loro ricchezze, non c’è l’acqua in casa e le cure mediche fanno schifo.
In buona sostanza loro sono più gioiosi di noi, che riusciamo a vedere sempre molto bene quello che NON abbiamo. Non sappiamo più gioire, non sappiamo più giocare e godere della gioia che da Cristiani dovremmo portare dentro, come ci ricorda spesso papa Francesco. Così ho riflettuto molto sulla mia missione, al lavoro e nella vita. Cercare di portare la calma a chi arriva carico di angoscia con problemi enormi e insormontabili, magari ricordando che la vita è un dono troppo prezioso per infarcirla di ripicche, odio e frustrazioni.
Nicola
Con lui abbiamo chiacchierato molto di come venga trasmesso il nostro Dio a popolazioni che hanno già dei loro dei, di come il nostro Dio sia il DIO della gioia e non della paura, niente stregoni insomma. La gioia che dà loro l’incontro con Gesù trova il suo culmine durante la messa festosa, anche di qualche ora, fatta di canti e danze, una vera festa. La stessa gioia che ho sentito nelle voci dei bambini della Cdr e dei loro genitori presenti in chiesa sabato cantando la canzone che Marco aveva loro insegnato. Una canzone in lingua Ronga, poche parole sconosciute ma che avevano l’effetto di propagarsi nel cuore e far uscire dalla chiesa ancora cantando. E la stessa cosa si è ripetuta la domenica……..allora possiamo farcela! Forse, magari prendendo esempio da chi sta “peggio” di noi possiamo trovare un po’ di gioia da portare fuori di casa nostra. Kanimambo Marco. Grazie Marco
Luca
Per una settimana ho avuto la fortuna di ospitare un missionario. Inizialmente ero un po’ scettico sull’idea dei mie genitori di ospitare un missionario, ma in una settimana ho fatto in tempo a ricredermi. Marco è riuscito in un attimo a diventare parte della famiglia. Sono stato subito travolto dalla sua simpatia e dalla sua cordialità. Mi hanno molto colpito i suoi racconti dei suoi 8 anni in Mozambico, racconti di povertà, malasanità e fame. Sono cose che noi non pensiamo veramente che esistano o sentiamo molto lontane. Lui invece si vede che ha il Mozambico nel cuore, ne parla con gli occhi che brillano e ti sembra di essere catapultato a Maputo. Mi sono sentito arricchito spiritualmente e culturalmente. E per quella settimana papà ha brontolato meno, l’argomento non era più come era andata a scuola ma si volava in Africa ogni sera….e ci siamo voluti tutti più bene.
Da tutta la nostra famiglia un grande Kanimambo al Signore che ci ha regalato questa bella esperienza di famiglia.