Aprendo il vangelo, ciascuno può dirsi: queste parole di Gesù sono un po’ come una lettera molto antica che mi è stata scritta in una lingua sconosciuta. Siccome mi è stata inviata da qualcuno che mi ama, cerco di comprenderne il senso e provo subito a mettere in pratica nella mia vita il poco che ne afferro.
All’inizio, non sono le vaste conoscenze che contano. Avranno certo un loro grande valore. Ma è attraverso il cuore, nelle profondità di se stesso, che l’essere umano comincia ad afferrare il Mistero della Fede. Le conoscenze verranno. Tutto non è dato immediatamente. Una vita interiore si elabora a poco a poco. Ci addentriamo nella fede oggi un po’ più di ieri, avanzando per tappe.
All’intimo della condizione umana rimane l’attesa di una presenza, il silenzioso desiderio di una comunione. Non lo dimentichiamo mai: questo semplice desiderio di Dio è già il principio della fede.
E poi, nessuno riesce a comprendere tutto il vangelo da solo. Ciascuno può dirsi: in questa comunione unica che è la Chiesa, ciò che non comprendo della fede altri lo comprendono e lo vivono. Non mi appoggio solamente sulla mia fede ma sulla fede dei cristiani di tutti i tempi, a partire da quelli che ci hanno preceduto, come la Vergine Maria e gli apostoli, fino a quelli di oggi. E giorno dopo giorno mi dispongo internamente ad aver fiducia nel Mistero della Fede.
Allora è chiaro che la fede, la fiducia in Dio, è una realtà semplicissima, così semplice che tutti la possono accogliere. È come un sussulto ripreso mille volte lungo tutta l’esistenza e fino all’ultimo soffio.
Frère Roger, comunità di Taizé