Il vangelo di questa domenica anticipa ad alcuni dei discepoli, Pietro Giovanni e Giacomo, quello che accadrà a Gesù. Il concetto-esperienza di “anticipazione” è quello più proprio dei cristiani: Gesù, mentre ancora siamo dentro la storia, ha anticipato, ovvero ci ha fatto vedere prima della fine, il compimento stesso della vicenda umana e personale di ciascuno. Egli ha mostrato questo nel suo corpo risorto.
Come si accennava, Pietro Giovanni e Giacomo sono stati scelti da Gesù perché, prima degli altri discepoli, potessero sperimentare la gloria della risurrezione nell’evento della trasfigurazione, e cioè prima di attraversare la condanna, la crocifissione e la morte di Gesù, perché ne avessero una chiave di comprensione altra rispetto alla brutalità dei fatti. Da quel che sappiamo, probabilmente questi tre amici hanno compreso poco, visto che lo stesso Pietro, entusiasta presente alla trasfigurazione, sarà protagonista del triplice rinnegamento.
Stare dentro la storia, o meglio viverne e subirne il dramma, eppure tenere alto il senso dell’anticipazione e del suo compimento così come lo realizza la persona di Gesù: trasfigurare il tempo e lo spazio.
Abbiamo vissuto la settimana della comunità, per chi ha saputo coglierla; sono emersi segni di trasfigurazione, segni luminosi di come il Signore c’invita a vivere l’esperienza della fede nella comunità dei credenti.
Tanti si sono trovati nelle case per vivere l’esperienza della fraternità, per raccontarsi della vita, per pregare e cantare insieme: per essere fratelli come il vangelo ci chiede. Spesso nei nostri rioni ci si saluta e ci si conosce appena, ma dopo che si è passata anche una semplice (forse banale) serata insieme, ci si sente più fratelli. Alcuni di noi sono preoccupati di cosa sarà delle nostre comunità; forse ci si preoccupa del cambiamento perché non si riesce a interpretarlo e non si vedono i nuovi segni luminosi che il Signore pone nelle nostre parrocchie. Si tratta di avere occhi aperti e di non restare ancorati a cose del passato.
Nella parrocchia di Voltabrusegana ci si è anche trovati per il pranzo comunitario della domenica. Anche in questo caso tutto è avvenuto con naturalezza: ognuno ha portato qualcosa ma, soprattutto, ha portato e donato se stesso. Il giorno dopo ci si guarda con occhi diversi, magari si superano anche le tensioni che naturalmente si generano nella comunità.
Da tempo vi parlo delle “comunità di base”, cioè di aprire le case per ritrovarci con gli amici, con i vicini, con gli abitanti del quartiere, per condividere la fede e la vita. La forma della vita fraterna è il contenuto del vangelo. Ancora una volta, durante queste settimane di Quaresima, con l’inizio delle catechesi avremo occasione di aprire le porte delle case. Non è importate tanto e solo il contenuto della catechesi, ma più significativo è ritrovarsi nella settimana successiva con gli amici e con i vicini di casa, aprire le porte delle nostre dimore, invitare gli altri e spezzare il cibo della Parola collegandolo alle nostre giornate quotidiane.
Lasciamo dietro alle spalle i timori, non viviamo di nostalgici ricordi e seguiamo i segni luminosi che il Signore pone nella storia: per chi li saprà cogliere saranno spinte autentiche verso la Pasqua.