La bellezza è in grado di parlare di noi stessi, della vita e di Dio come nient’altro, proprio per il suo legame stretto tra sensibilità, immaginazione e affetto, fondendo le dimensioni corporee e spirituali dell’essere. Tutto ciò si lega con la storia della persona, con la presa di coscienza della “mia” storia che è storia sacra, il luogo in cui Dio si fa conoscere. La vita, infatti, può essere paragonata a un libro di cui i giorni e le azioni sono le pagine, e la Parola di Dio come le note a piè pagina che hanno il compito di indicarne il significato. Bellezza e storia sono i due elementi che permettono il nascere e la comprensione di qualsiasi vocazione (non solo quella sacerdotale o religiosa), di ogni storia personale che cerca di leggersi alla luce di Dio.
A colui che sceglie di dedicare tutta la vita a Dio, i seminari indicano come criterio umano quello della maturità. Cosa significa essere maturi? Per il seminarista, futuro sacerdote, ciò assume due tratti essenziali:
- maturità come fondamentale libertà interiore, capacità di apertura alla realtà sempre in divenire e alle relazioni;
- maturità come desiderio di crescere, di conoscersi sempre più, nella dimensione intellettuale, spirituale, sociale, affettiva.
Dal punto di vista spirituale-psicologico sono gli affetti a mostrarsi come l’interrelazione più profonda delle varie dimensioni del soggetto, tanto che l’affettività dell’essere umano non può venire concepita senza un riferimento decisivo alla dimensione conoscitiva e decisionale. L’uomo maturo non è una macchina, ma una persona che “sente” perché viva, e che per questo è capace anche di decidere, di fare unità tra le facoltà conoscitive, volitive e affettive. Si può dire che è affettivamente maturo colui che è riuscito a creare una sintesi armonica tra le componenti emotive e la ragione.
La persona matura è quella capace di gestire le forze impulsive per il bene globale anziché disperderle nella ricerca del piacere immediato. Il soggetto maturo esercita così la propria libertà, per questo è capace di amare in modo costruttivo, assumendo e integrando a livello spirituale l’amore biologico (carnale) e psicologico (o erotico). Tutto ciò si riconosce nella capacità che una persona ha di coltivare sane e profonde esperienze di amicizia. L’affetto, l’amore e l’amicizia nelle loro varie forme si presentano sempre con una compente di umiltà, di riconoscimento della propria non autosufficienza per vivere in pienezza.