Spazio di servizio e spazio perduto
Democrazia Cristiana: storia di un partito nato e affermatosi in momenti drammatici, diventato guida politica e forza di governo perché aveva messo alla base della selezione della propria classe dirigente la Dottrina sociale della Chiesa e la meritocrazia degli stessi politici, corrispondendo così alla promozione del bene comune, alla costituzione di una visione dell’uomo, riuscendo a sanare i gravissimi danni materiali e morali provocati dalla guerra e avviando un poderoso sviluppo civile, economico e sociale, con un incremento del PIL del 5% con punte del 9, e un debito pubblico mai superiore al 45% del PIL (inferiore solo a quello del Giappone). Questa storia è stata segnata e distrutta dall’assuefazione all’esercizio del potere. A cominciare dalle dinamiche interne al partito stesso, alla formazione di una classe dirigente sempre più condizionata dalla gestione fine a se stessa del potere, sia nel partito come nelle istituzioni, volta all’interesse di persone o di gruppi. Le correnti invece di misurarsi, come in passato, in confronti democratici per realizzare ideali ispirati a valori forti e programmi orientati al bene comune, hanno sviluppato una crescente conflittualità per salvaguardare, per esse o per i propri esponenti, maggiori poteri nel partito, nella società e nelle istituzioni. C’è stata in sostanza una certa involuzione di “democrazia” e di “cristianità”, e non perché si è andati a votare meno o in meno: la democrazia, infatti, non si può misurare ingenuamente solo sulla possibilità che il popolo ha di esprimersi, ma piuttosto anche sulla capacità che i rappresentanti politici hanno, nell’esercizio del confronto democratico, di tendere a ideali alti e di proporre programmi vòlti al bene comune.
Spazio dell’imperfezione
Solo colui che ogni giorno ha il coraggio di essere coerente con i propri ideali, nel nostro caso quelli cattolici, sa quanto improba sia la strada della perfezione. Infatti, né la fede né la ragione dimostrano di essere capaci di creare un mondo perfetto. Il coraggio dell’imperfezione rappresenta, in filigrana, il senso stesso della vita, da cui una politica realistica non può esimersi. La consapevolezza dei nostri limiti e di quelli degli altri gruppi apre al confronto e all’esercizio della vera democrazia, indispensabile per affrontare con coraggio il “pericolo delle cose umane” senza cedere ai compromessi.
Nel nuovo spazio, una bussola
In questo contesto di realismo e di umiltà coraggiosa, per i cattolici impegnati in politica rimane ancora una valida bussola la Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica (2002). La Nota muove da un insegnamento fondamentale del Concilio Vaticano II: «I fedeli laici non possono abdicare alla partecipazione politica, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, culturale, amministrativa destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune» promuovendo la difesa dei valori quali l’ordine pubblico e la pace, la libertà e l’uguaglianza, il rispetto della vita umana e dell’ambiente, la giustizia e la solidarietà, la famiglia e il lavoro, la libertà religiosa. Nessuno di questi valori è superato, anzi hanno tutti acquistato spessore rivelando una forza profetica. Possiamo solo rimpiangere che la Nota non sia stata considerata nel modo giusto dai cattolici impegnati in politica. Dunque della Nota va ricercata una nuova comprensione corretta anche quando parla di valori non negoziabili, mentre oggi tutto sembra negoziabile sulla base del criterio di maggioranza: la vita umana e la sua dignità; la famiglia e la solidarietà sociale; l’educazione e la responsabilità personale. Non avere capito in che senso andasse declinato il concetto di non negoziabilità ha ulteriormente spinto verso un relativismo intellettuale e morale, pago solo delle tutele di una parte che voleva rivendicare i propri diritti, non sempre alla ricerca del bene più grande.
Un nuovo spazio da creare
Quali linee operative, allora, per il cattolico impegnato in politica e per tutti coloro che esercitano il diritto di voto? La Nota sottolinea che l’impegno dei cattolici non ammette deroghe quando l’azione politica investe questioni che possono configgere con principi morali, come nel caso di leggi in materia di aborto ed eutanasia (da non confondere con la rinuncia all’accanimento terapeutico, moralmente legittimata); l’obbligo all’impegno per la tutela della famiglia, la libertà di educazione dei figli, la liberazione dalle moderne forme di schiavitù legate anche all’immigrazione, la solidarietà e la giustizia sociale. Nel frattempo sono emerse anche altre questioni che riferiscono ai valori non negoziabili, dal commercio di armi sempre più micidiali alla creazione di immensi patrimoni senza condivisione delle risorse con chi, mediante il proprio lavoro, ha contribuito alla costituzione di quello stesso patrimonio; o ancora il monopolio sui prodotti energetici e sulle risorse idriche (il che equivale a un vero e proprio esproprio di beni fondamentali), infatti c’è chi fugge dalla povertà, dalla sete e dalla fame, cercando altrove quei bene che per natura e per cultura dovrebbero appartenergli; la necessità della prudenza che viene richiesta a chi, se governasse, farebbe della politica la vera arte della convivenza tra i popoli.
Per un approfondimento, oltre alla già citata Nota: Pacem in terris, Populorum progressio, Centesimus annus, Caritas in veritate, Laudato sii.