“Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari…” (Mt 22,4)
A volte è vero, arrivano cose nella tua vita ma non sei pronto a coglierle: sono troppo grandi per te, oppure sei tu ancora troppo piccolo per loro; e così si mancano occasioni, si perdono inviti o, peggio ancora, si rovinano esperienze che potevano essere belle.
Capita anche con il Signore: abbiamo ricevuto tanti inviti, ma siamo pronti? Cioè, rispondiamo noi per primi? E ancora: riusciranno oggi le nostre parrocchie a presentare Dio agli uomini del nostro tempo, della nostra società, del nostro quartiere? La missione parrocchiale che vivremo durante la prossima Quaresima ci invita a pensare concretamente a come far sedere alla tavola di questo “banchetto di grasse vivande, di cibi succulenti, di vini raffinati” (cf Mt 22,3) un’umanità apparentemente senza appetito. Eppure questo è il compito appassionante della Chiesa: esiste per far sì che gli uomini incontrino Dio.
Questo non spetta solo ai sacerdoti e ai religiosi, ma è un impegno e un dono per tutti i battezzati. Sembra che annunciare l’invito con nuovo ardore, con nuovi metodi, con una nuova espressione, non sia un mezzo superato. Alcuni tra coloro che trasmettono questo invito alle nozze saranno forse maltrattati; ci saranno certamente quelli che lo rifiuteranno. Poco importa: c’è gente agli angoli delle strade. Basta annunciare con convinzione che noi andiamo a un banchetto, che l’invito di Cristo è arrivato fino a noi e che noi conosciamo le portate.
Lo annunciamo così? Siamo convincenti perché abbiamo già partecipato a questo banchetto? È molto avvilente ascoltare persone che ripetono quello che dicono gli altri senza dare prova di alcuna esperienza.