Il gesto è un’azione simbolica. Simbolo, dal greco sin-ballo, significa mettere insieme: unire senza separare e senza confondere i contrari, o esperienze che sembrerebbero distanti tra loro (F. de Saussure).
Il gesto mette insieme “fatto bruto”, una semplice e banale “cosa fatta”, con un significato: questo procedimento simbolico prende il nome di azione (fatto + signficato), la quale offre una pluralità di sensi e significati (P. Ricoeur, La Metafora Viva)
Del gesto della comunione, ne facciamo una fenomenologia, ovvero dal gesto andiamo ai suoi significati.
Anzitutto l’azione di mangiare: uno dei gesti simbolici più forti, significa assimilazione. Quello che io mangio, divento. Se “mangio Dio” divento della sua stessa caratteristica. È un gesto biologico che include un metabolismo, ovvero un’assimilazione: io posso assimilare Dio e Dio si fa assimilare da me. Sconcertante!
Il gesto più forte di comunione tra gli uomini è l’atto sessuale, esso tuttavia arriva al massimo della sua potenza alla compenetrazione, ma nessuna azione arriva così profondamente, come il mangiare, all’assimilazione: io posso stare molto vicino all’altro ma non lo potrò mai mangiare. Posso, invece, assimilare Dio, e questa assimilazione in forma paradossale produce vita in entrambi.
La bocca: poche persone possono accostare la nostra bocca, questo è un luogo sacro accessibile all’amore, neppure all’amicizia, neppure mamma e papà si accostano fortemente ad essa. Quando si viola la bocca con gesti inappropriati, si avverte un certo disagio: colui o colei che vi ha accesso deve essere una persona speciale. La bocca è uno spazio di intimità e di confidenza. Dio entra nella bocca, io gli conferisco la libertà di entrare nel sacrario della mia intimità.
Le mani: la mano sinistra sopra quella destra, aperte e distese, accoglienti e pulite, diventano il trono di Dio sul quale il Re mi onora di prendere posto: «Siediti, o mio Signore», direbbero gli antichi cavalieri «Onorami con la tua presenza». Le mani diventano il trono del Signore, Lui vuole trovare spazio, sedersi, accomodarsi.
Il nostro corpo è sacro, Dio lo tratta con sacralità per mezzo di gesti che non possono ridursi ad automatismi o ap-piattirsi su meri fatti materiali; essi comunicano, invece, significati profondi: la mia bocca, le mie mani, sono luoghi sacri perché abitati da Dio.