A volte mi chiedo che portata prenderebbe questo annuncio se dovessimo togliere tutti gli orpelli della cultura, della tradizione, del folclore. «Il Signore è davvero risorto», non un semplice «Buona Pasqua». Sono caduti i grandi miti che hanno sostenuto le narrazioni della storia; sono tramontati i forti poteri militari degli stati nazionali; sono passate le ideologie; anche la fiducia piena totale nel progresso tecnico-scientifico ed economico sta scricchiolando…
Se guardiamo alla nostra Chiesa, pure essa si presenta ferita, violentata e deturpata. Mira a ideali altissimi eppure deve fare i conti con le povertà degli uomini che vi sono chiamati.
Andando ancora a restringere il cerchio, per avvicinarci, se poniamo lo sguardo alle nostre comunità parrocchiali troviamo tante realtà belle, eppure tutte segnate dalla fragilità e dal peccato.
Il Signore è risorto!
Anche la vita personale di ciascuno, anche se non lo diciamo in giro, ha dei conti aperti, degli aspetti che attendono redenzione. Avevamo e abbiamo bisogno di questo annuncio, di questo gesto di Dio per noi; avevamo e abbiamo bisogno di un’altra possibilità che non poggi sulle nostre infinte precarie possibilità; avevamo e abbiamo bisogno di una promessa, di una garanzia, di una prova che venga da chi è fedele per sempre. Il Signore è davvero risorto!