Sotto questi due colori potremmo collocare il tempo della Quaresima.
Occasione e tentazione, fanno pensare ai fratelli cristiani perseguitati che hanno dato la vita proprio perché credenti in Cristo. Niente spazio all’odio e alla vendetta, il Vangelo di Gesù non è questo, piuttosto la domanda che passa per la testa e il cuore: «Se fosse toccato a me dare testimonianza con la vita, sarebbe stata un’occasione o una tentazione?».
Tornando alla nostra fede quotidiana, occasione e tentazione in questi giorni che possono passare come tanti altri, oppure diventare incontro speciale con Dio.
Il segno dell’acqua che riceverete nelle case ricorda il battesimo e arriva come una “carezza di Dio”: acqua che lava, purifica e fa bene. Benedizione di Dio: chi non ne ha bisogno?
La Quaresima invita anche alla sapienza dell’ascolto. Ascoltare è segno d’intelligenza, saper ricevere prima che proporre: a-scoltare le persone e affidarsi a chi è più esperto significa sentire fiducia negli altri e nei confronti della vita. Ascoltare Dio e la sua Parola. Per favore, apriamo la Bibbia, leggiamola e preghiamola, ascoltiamola nelle Liturgie: Dio è presente, si fa sentire e ha qualcosa da suggerire. All’uomo nell’epoca postmoderna viene proposta una pluralità e una molteplicità di possibilità: la libertà è sua prerogativa, quindi diviene importante saper scegliere l’opzione migliore. Certamente la Parola del Signore dischiude e aiuta a percorre strade buone.
Occasione e tentazione anche per un atteggiamento dello spirito: un sentimento penitenziale. Nella vita esistono tanti colori, quelli accesi e forti, quelli sgargianti; abitiamo anche quelli della tranquillità e della sobrietà, sono buoni e non di tono minore. Guardare in noi, farsi guardare da Dio con confidenza e intimità e lasciarsi prendere per mano da lui; se dovessimo scoprire qualcosa che non va nella nostra vita, lasciamoci abbracciare da Dio, non facciamo finta di nulla; permettiamogli di riconciliare il male anche con la confessione o apriamoci a un dialogo con una persona che ci può aiu-tare ad incontrare Dio.
Occasione e tentazione anche perché la nostra persona è tutto un insieme: quello che viviamo dentro si sente nel copro e quello che incide nel corpo si fa sentire nell’anima. Ecco, il digiuno e l’astinenza non sono solo cose vecchie, sono presenti in tante altre religioni. Si digiuna per sentire nel corpo ciò che potrebbe esserci nell’anima: un po’ di tristezza e di sacrificio per il male che potrei aver commesso. Si digiuna soprattutto per sentire quel che sente Gesù quando soffre nel corpo: per sentirmi accanto a Dio. Si digiuna per sentire anche quel che sentono i poveri, i malati e chi soffre: una forma concreta di solidarietà. Tutto ciò non va inteso come masochismo. L’astinenza prevede di non prendere carni, cibi e be-vande ricercate, durante i venerdì di Quaresima; il digiuno, invece, permette di fare un pasto al giorno e di prendere qualcosa al mattino e alla sera, il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo.
Occasione e tentazione anche per la carità: l’attenzione ai poveri, a chi soffre ed è malato, a chi si trova in difficoltà. Cerchiamo di essere vicini, affettuosi, presenti con questi fratelli. Gesù ha avuto particolare attenzione per i sofferenti; la Quaresima risvegli in noi questa sensibilità. L’amore che riceviamo a cosa serve se non viene “diffuso”, soprattutto a chi ne ha maggiormente bisogno? Lasciamoci fermare da qualche povero, andiamo trovare qualche ammalato, rendia-moci disponibili verso questi fratelli.