Si tratta di un passaggio che siamo chiamati a vivere, e torna utile spostarsi dal paradigma della linearità a quello della reticolarità. Cerchiamo di spiegarci. Linea e rete possono essere due immagini che aiutano a vivere e a cambiare.
Lineare era (e lo è ancora) il modo di procedere della scienza e della società, della mentalità comune e anche della religione: esiste un principio che causa un effetto. Effetto che può avere tanti colori: morale cioè un’azione, una conoscenza, uno stile, un’organizzazione, una legge, ecc.
Reticolare, invece, è un modo di procedere dove non c’è più un rapporto stretto e diretto tra una causa principale e un effetto; piuttosto ci possono essere delle concause e molteplici effetti.
In questi vent’anni siamo ci siamo lasciati alle spalle una cultura monolitica: tra le nostre case esisteva quasi esclusivamente una sola lingua, pochi erano gli immigrati e provenienti da poche nazionali, vi era una sola forma religiosa, quasi esclusivamente una sola morale, un modo abbastanza univoco di condurre la vita e le scelte. Questo mondo monocorde, se ci guardiamo attorno non esiste più. Se, inoltre, poniamo lo sguardo dentro noi, ci accorgiamo che anche il nostro vissuto esistenziale e interiore non è facilmente descrivibile al modo di una linea fatta di causa ed effetto. La nostra stessa vita è complessa, in essa entrano in gioco tanti fattori che continuamente spingono in forma molteplice ad orientare le scelte. Tutto questo si chiama complessità, e può essere ben compresa con l’immagine della rete.
Se la linea può ingabbiare e costringere in modo riduzionistico l’esperienza della realtà, della persona e perfino di Dio, la complessità, d’altro lato, può generare paura: come farò a gestire tutto ciò?
Per il cristiano diviene rilevante una parola: novità. Dio va sperimentato e chiede che lo comprendiamo come novità e come mistero. Non tutto può essere comprensibile, e soprattutto dominabile, della vita, ce ne stiamo rendendo conto, e lo stesso vale per Dio. Il Signore è più di quello che noi possiamo pensare e sperimentare di Lui: in questo vuole stupirci.
Il nostro viaggio di cristiani verso la Pasqua, cioè verso il Signore Risorto, richiede questo atteggiamento di stupore, di lasciare qualche certezza per scoprire come oggi Dio vuole mostrarsi, ancora una volta come mistero e novità.