"Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Mt 27,46)
La tua invocazione, Gesù, è così disperata: sei abbandonato, sofferente e morente. Tutto ciò sembra impossibile, particolarmente toccante e "scandaloso". La tua disperazione è reale e plausibile nel contesto della crocifissione: devi aver trascorso ore drammatiche, in preghiera. Questa tua preghiera esprime angoscia e sfinimento, sperimentati come assenza e silenzio del Padre, ma anche confidenza incrollabile e lieto fine.
Ho mai dubitato della fede in Dio? Ho fede in lui, lo penso, mi ispiro a lui anche nei momenti difficili?
"Padre, perdona loro, poiché non sanno quello che fanno" (Lc 23,34)
Tu, Gesù, stai chiedendo perdono per i soldati che ti stanno uccidendo e anche per le autorità che ti hanno condannato. Come fai ad essere così? Il perdono appare impossibile. I romani ti condannano del reato di lesa maestà (esserti fatto re dei giudei), e i capi religiosi di bestemmia (esserti equiparato a Dio).
Tu, invece, a quanti ti hanno crocifisso, ti deridono e ti oltraggiano offri pace e perdono. Quel perdono non è soltanto per i diretti responsabili della tua morte, ma per tutta l'umanità, per tutti i nostri tradimenti.
Sono capace di perdonare, o almeno ci provo? Provo solo rancore e vendetta? Mi sono mai sentito davvero perdonato da Dio? Penso di averne bisogno?
"In verità, ti dico, oggi tu sarai con me in paradiso" (Lc 23,43)
Uno dei ladroni si mostra capace di comprendere l'ingiustizia della tua condanna, Gesù. Tu, Signore in risposta alla fiducia del buon ladrone gli garantisci la salvezza: annunci che in paradiso con te ci sarà quel malfattore di cui sulla soglia estrema della morte hai riconosciuto l'innocenza perché a te si è affidato.
Sono capace di cogliere il senso vero delle cose, di cercare di scoprire la verità oltre le apparenze e la superficialità? Riesco a cambiare idea se mi accorgo di aver sbagliato? Sono disponibile verso la verità del Vangelo?
"Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (Lc 23,46)
È l'ultima tua "parola", Gesù, gridata "a gran voce", perché tutti la udissero. Con essa tu esprimi il tuo totale affidamento al Padre, la tua incrollabile confidenza in lui. Nel Padre, Gesù, trovi la tua pace, riponendo in lui, senza riserve, tutto il senso della vita.
Riesco a fidarmi di Dio? Quando sì, quando no? Riesco a fidarmi delle persone? Gli altri possono fidarsi di me? Sono leale, onesto, sincero?
"Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre" (Gv 19,26-27)
Il breve dialogo di Gesù rivolto a sua madre e al discepolo che egli amava può essere interpretato come segno della preoccupazione di Gesù per il futuro della donna che si ritroverà vedova e senza altri figli che ne possano garantire il sostegno e mantenimento economico.
Come mi comporto con i miei genitori e con gli educatori? Ho stima di loro? Li cerco per ricevere consigli? Sono disponibile a lasciarmi consigliare/guidare, oppure voglio fare di testa mia?
"Ho sete!" (Gv 19,28)
Ti lamenti, Gesù: sperimenti una tremenda sete a motivo delle perdite di sangue. Il soldati ti danno aceto come ulteriore gesto di scherno.
Sono capace di aiutare chi si trova nel bisogno (ammalati, poveri, stranieri, persone in difficoltà), oppure faccio finta di non sapere, o peggio ancora denigro?
"È compiuto" (Gv 19,30)
Morendo, Gesù, senti di aver fatto la cosa giusta: anche se ti sei sacrificato avverti di averlo fatto per un bene più grande.
Sono capace di anteporre un bene più grande al mio bene personale, anche se questo mi costa sacrificio? Riesco a controllarmi nei miei vizi? So darmi una misura di vita sana?