La festa di Pentecoste, come tutte le altre festività cristiane, ha un duplice retroterra: agricolo-rurale ed ebraico.
Pentecoste è festa di ringraziamento per il primo raccolto della stagione (cf. Esodo 23,16); si rende grazie a Dio e alla madre terra per i beni che permettono il sostentamento della vita, appunto vitale. Gli uomini occidentali moderni hanno perso il legame diretto con la terra a motivo dell’evoluzione e del progresso, ma per gli antichi un buon raccolto o un cattivo raccolto producevano una differenza di ordine vitale.
Gli ebrei ricordano la feste delle [sette] settimane dopo la Pasqua (cf. Esodo 34,22), chiamata con il nome di Shavuot. In questa circostanza si celebra l’alleanza al monte Sinai di Dio con il suo popolo e il dono delle tavole della Legge (cf. Esodo 19,1). Al popolo non bastava essere libero dall’Egitto, non più schiavo, così sarebbe rimasto comunque figlio di nessuno e in preda ad altri pericoli. Dio manifesta il fermo desiderio di voler prendersi cura di questo popolo, di farlo crescere come un suo figlio, perciò da buon padre stabilisce un’alleanza e un patto, un dialogo di reciprocità e di fedeltà. Le tavole della legge consegnate a Mosè, i dieci comandamenti, delimitano il terreno comune, ovvero i termini entro i quali i contraenti si ritrovano. Anche in questo caso ciò significa avere una legge che sia per la vita, ricordando il raccolto anch’esso vitale, ma nel caso della Legge di Dio la vitalità in questione non è solamente quella biologica: è di ordine esistenziale, morale della coscienza, quella che fa dire «vivo di una bella e buona vita». Dio dà al suo popolo protezione e benedizione insieme ai dieci comandamenti, la legge che permette di camminare nel bene.
Pentecoste per noi cristiani, rimane sempre festa della vita. Lo Spirito Santo, anima di Cristo, diviene spirito e anima degli apostoli che, da rinchiusi perché pieni di timore, escono all’aperto e parlano pubblicamente di Gesù morto e risorto; non hanno più paura e li sentono parlare ciascuno secondo la propria lingua (cf. Atti degli Apostoli 2,1-11). Lo Spirito che ha sostenuto la vita di Gesù e che lo ha fatto risuscitare viene donato alla Chiesa, prima agli apostoli e poi a tutti quelli che, convertendosi, si fanno battezzare. Anche in noi è presente la fiamma vitale dello Spirito di Cristo, siamo “cristiformi” ovvero della stessa forma di Cristo; Egli abita in noi, per questo San Paolo può dire che il nostro corpo è tempio dello Spirito Santo (cf. Prima lettera ai Corinzi 6,19).
Presi dalla faccende quotidiane è facile dimenticare che questa vitalità di Dio è in noi; la festa di Pentecoste è un invito a ricordare e a lasciaci rinnovare dal fuoco caldo dell’amore. Vieni, Spirito Santo, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori. Consolatore perfetto; ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo.