Parliamo dei giornalisti, ma parliamo anche di noi che ogni giorno passiamo informazioni e comunichiamo soprattutto all’interno della comunità, che pubblichiamo testi e immagini nei social. Prendiamo l’immagine dell’arciere con il suo arco. L’arciere rappresenta il significato che il giornalista, o noi, vogliamo dare all’informazione: la traiettoria della freccia la diamo noi. Il giornalista è chiamato a confrontarsi con i quattro princìpi che fondano ogni agire umano:
- anzitutto il principio di responsabilità, ovvero la capacità di valutare gli effetti e le conseguenze delle notizie che si veicolano;
- la preparazione rigorosa, che chiede di saper comunicare bene, con chiarezza e precisione;
- la credibilità, che è la forza di non essere falsificati e la capacità di far corrispondere ciò che si dice o scrive con ciò che è reale;
- l’obiezione di coscienza quando si comprende che una notizia non è fondata, oppure non fa bene.
- Agire secondo responsabilità vuol dire: «io sono responsabile di quello che scrivo e dico»; non basta che qualcun altro lo abbia detto o dichiarato. Informare e comunicare bene è un servizio. Su questo piano non è sufficiente essere corretti nel rispetto della norma, ad esempio «un altro ha dichiarato e io trasmetto», oppure «ho condiviso un post di un altro»; piuttosto si tratta di un percorso di umanizzazione, cioè di valutare non solo il contenuto del messaggio ma anche l’atmosfera che si crea intorno ad esso.
La direzione della freccia è data dall’arciere; la notizia è la stessa, magari dichiarata o pubblicata da altri, ma sono io che la dirigo scegliendo dove puntare: si chiama intenzionalità morale, cioè cosa cerco di raggiungere con questa informazione. Questa aspetto va oltre il contenuto e le formalità, riguarda l’azione morale: un giornalista può essere molto corretto e attento a non infrangere le regole, ma non cercare mai il bene delle situazioni. Al centro dell’informazione e della comunicazione non c’è solo la capacità di produrre una notizia - talvolta tacere è un bene più grande -, piuttosto la volontà di costruire legami tra le persone. Chi comunica dovrebbe fare comunione, costruire ponti e non marcare divisioni.
Per un approfondimento:
E. MORRESI – R. BODEI, Etica della notizia: fondazione e critica della morale giornalistica,
Bellinzona, Casagrande 2003;
F. OCHETTA, «La deontologia dei giornalisti», in Civiltà Cattolica, II 2015, pp. 461-472.