Durante questa estate il clima non è certo mite, e non stiamo parlando della sola temperatura climatica. Assistiamo quotidianamente ad eventi che manifestano un’umanità ferita: sbarchi di poveri clandestini e illegalità, violenze e corruzioni, difficoltà d’incontro tra culture e tensioni religiose, desideri frustrati di un futuro sereno e carenza di lavoro, famiglie in difficoltà e insoddisfazioni nelle relazioni, insufficienze economiche nel piccolo delle case e dei paesi, crisi finanziarie internazionali, e ancora mancanza di sicurezza, libertà...
Bandiamo subito le troppe proposte ideologiche e demagogiche: lasciamole alle spalle, tra poco passeranno. Passiamo, invece, ai fatti, o meglio alla prima delle azioni: il dialogo.
Dialogo con me stesso: ascoltarmi, fermarmi, dedicarmi del tempo per sentire e capire che tipo di uomo o donna voglio essere, che umanità desidero diventare ed esprimere.
Questo significa risvegliare la mia natura per sentire chi voglio essere.
Le nostre azioni ci modificano e le intenzioni vanno in secondo piano, ovvero sono meno forti delle azioni: se ho un’intenzione buona ma agisco male, quella che inciderà sulla mia persona sarà sempre l’azione. L’azione è formativa, anzi performativa: determina la mia struttura umana.
Dialogo verso nuove politiche locali e nazionali: spesso i partiti, per rispondere alle promesse elettorali o agli interessi elettorali, oppure per prese di posizione demagogiche, irritano e aizzano le persone verso alcuni comportamenti.
Ci dimentichiamo che siamo fratelli, uomini, umani. A livello locale occorre invece promuovere il dialogo, riscoprire un forte senso comunitario e di fraternità, affrontare i problemi con serena chiarezza e senza violenza, lasciando da parte le ideologie da schieramento e mettendo in campo una certa capacità di sperimentare, correggere, avanzare insieme. Un popolo diviso sarà sempre un popolo debole.
Dialogo sull’ambiente e sulla politica internazionale: il carattere globale e internazionale ci obbliga ad uscire dal nostro piccolo angolo di mondo, pensare a un solo mondo e quindi a un progetto comune. Questa è un’operazione innanzitutto di ordine psicologico: io devo sforzarmi di uscire dal mio mondo!
Nel mio piccolo paese non ci sono più solo io e i miei simili. A livello internazionale vanno valorizzate quelle politiche che invitano a prendere una prospettiva globale che non sia in difesa solo di alcuni paesi.
Dialogo e trasparenza nei processi decisionali: chi maschera e calunnia spesso non si siede ai tavoli del dialogo; chi uccide il prossimo colpendolo alle spalle non ha il coraggio di affrontare il confronto. Esistono le sedi di decisione e di dialogo, vanno praticate come luoghi in cui si cerca la verità con tutto l’impegno che gli uomini possono metterci.
Ciò va valorizzato anche all’interno delle nostre comunità cristiane.
Dialogo tra le religioni: spesso le religioni e le culture altrui non sono conosciute o vi è una conoscenza epidermica, pregiudiziale a partire da quelle che sono le nostre categorie. Farsi incontro all’altro, invece, significa vivere il suo punto di vista, fare strada con lui; ovviamente anch’esso deve essere disposto a farlo. Spesso assistiamo a sbagli che sono il frutto di comprensioni parziali e ingenue di chi abbiamo di fronte, e in conseguenza di ciò scaturiscono delusione e, talvolta, violenza verso l’altra persona che, pian piano, prende così le forme di un nemico. Gli uomini di buona volontà, invece, devono diventare fratelli, potersi ascoltare, apprezzare ed anche tollerare nel senso autentico del termine; la tolleranza è un sentimento reale che nasce dopo un incontro, non può esistere, come troppe volte si è inteso, una tolleranza solo ideale o solo spirituale.
L’integrazione e la pace tra i popoli e tra le religioni fioriscono se ci sono dei presupposti comuni e solidi. Troppe volte le leggi economiche, parimenti alle demagogie e alle prese di posizione ideologiche, hanno scavalcato il dialogo e la conoscenza reciproca, i quali invece meritano e chiedono tempo, il tempo dell’umano.
I nostri giovani tra qualche settimana andranno a Roma a prestare servizio preso le strutture della Caritas; lì incontreranno i poveri, gente di strada, credenti di altre religioni; si scontreranno con la scomoda diversità, altre volte il loro sguardo si aprirà sull’immensità del mondo; incontreranno inoltre una Roma segnata da tensioni che diventano anche scomode provocazioni per noi che siamo sempre così tanto impegnati, eppure il mondo nel quale viviamo è questo: sarebbe ingenuo e imprudente evitarlo.
Letture consigliate:
Papa Francesco, Laudato si’, Lettera enciclica, Roma 2015; rinvenibile anche qui su www.vatican.va