La festa è una forma di trasgressione dell’ordinario: durante tutta la settimana siamo normalmente affaccendati nei nostri impegni di lavoro, di studio e nelle vicende familiari, nelle cose burocratiche e sociali.
Spesso i nostri orari e ritmi sono scanditi da consuetudini: per sei giorni facciamo sempre le stesse cose negli stessi orari, con i medesimi ritmi di vita.
Questo sistema che si riproduce per tutti giorni feriali, salta, viene trasgredito, nel giorno della festa: questo stile di trasgressione fa balzare oltre le normali regole provocando in noi come un risveglio delle coscienze e la domenica si segnala come un tempo alternativo. Festa è proprio questo stile caratterizzato dal fare cose differenti da quelle che si fanno negli altri giorni; non è tempo per oziare o rimanere inattivi, ma per colorare il giorno di tonalità differenti da quelle abituali.
A questo punto, se si devono scegliere delle tonalità con cui tinteggiare la giornata della festa, l’intelligenza e l’astuzia umana dovrebbero scegliere quelle migliori. E quali potrebbero essere i colori adatti a dipingere la domenica? Ovviamente quelli che si addicono all’uomo, ovvero quegli aspetti che lo rendono più umano, più creatura a immagine e somiglianza di Dio.
Una prima pennellata con la quale colorare la domenica è, senz’altro, quella delle relazioni. La festa è un tempo da trascorrere con le persone che si amano dedicando loro maggiore distensione: la famiglia, i nonni, gli amici. Si potrebbe anche allargare lo sguardo fino dedicarsi a relazioni che non si possono facilmente approfondire nell’ordinarietà, eppure importanti: i poveri, gli anziani, chi è solo.
Una seconda pennellata ha il colore dalla gratuità. Durante i sei giorni settimanali siamo sorretti dal criterio di retribuzione e dalla legge della meritocrazia: facciamo delle cose per le quali veniamo ricompensati, come il lavoro e lo studio. Gratuità è trasgredire questo schema e provare la gioia di ricevere e di donarsi senza pretendere nulla in cambio; ciò significa non essere schiavi del sistema di scambio.
La terza pennellata è la bellezza: relazioni e gratuità sono ciò che più rendono bella la vita. La bellezza è uno stile, una forma dell’essere, un modo di esistere. Essere belli vuol dire vivere con il colore dell’amore per poter tinteggiare chi incontriamo e ciò che utilizziamo con i medesimi toni. Esistono poi altre sfaccettature belle, anche se meno importanti perché si ascrivono alla sfera delle cose da fare che non dovrebbe prendere il sopravvento sulla sfera delle persone da vivere e incontrare: si tratta di passioni, di hobbies quali lo sport, la cultura ecc…; queste pennellate chiedono di essere vissute all’insegna delle prime due.
Relazioni, gratuità e bellezza sono anche le prerogative di Dio. il giorno della festa è bello ed è gratuito, e anche Dio ne entra a far parte. Durante la festa non si è presi dagli obblighi della vita ordinaria e il nostro essere si eleva per contemplare l’eterno, per porsi qualche domanda, per ricercare ulteriori significati oltre la mondanità delle cose quotidiane: ci sentiamo come trasportati in alto per ricercare un “di più” rispetto a quel che viviamo in ogni altro giorno.
La festa così vissuta diviene una vera trasgressione colorata di un’inaudita bellezza e segnata da un’abissale profondità che avvertiamo corrispondenti alla nostra natura particolare, fatta per stare con i piedi per terra ma protesi verso l’altro: per sei giorni camminiamo a terra, ma nel settimo possiamo elevare lo sguardo oltre, quasi a spiccare il volo al di là delle cose quotidiane.