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La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo” è il titolo del prossimo sinodo dei vescovi che si terrà dal 4 al 25 ottobre 2015.
Come è noto, papa Francesco attribuisce alla famiglia una grande importanza; non è poi un segreto che la famiglia occupi il primo posto nell’interesse di buona parte dell’umanità. Per questi motivi la preparazione del Sinodo, iniziata nell’ottobre 2014, è stata complessa e articolata. La relazione finale del Sinodo del 2014 e le successive integrazioni giunte dalle Conferenze Episcopali e dalle Chiese di tutto il mondo, hanno composto uno Strumento di lavoro che sarà la base di avvio dei lavori del prossimo Sinodo; questo strumento si compone di tre sezione che qui si vuole sintetizzare.
L’ ascolto delle sfide sulla famiglia
La prima parte del documento presenta un quadro riassuntivo dei problemi che, su scala mondiale, le famiglie si trovano oggi ad affrontare. Nel documento si fa esplicito riferimento ai profondi cambiamenti culturali che presentano aspetti positivi, come il maggior rispetto dei diritti delle donne e dei bambini, e l’aumentata libertà di espressione. D’altra parte si segnala anche un diffuso individualismo che snatura i legami familiari secondo l’idea che ciascuno debba costruirsi secondo i propri desideri considerati come un assoluto. Anche per l’attenuarsi della fede, solo una minoranza, pure tra i cattolici, vive e sostiene l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia. I matrimoni religiosi e civili diminuiscono, mentre aumentano separazioni, divorzi e convivenze. In molti paesi il matrimonio è visto come un lusso, i giovani temono di assumersi impegni definitivi e le tecniche moderne consentono di separare sessualità e procreazione contribuendo così, soprattutto nei paesi più ricchi, ad una diffusa denatalità.
Nella famiglia non mancano le contraddizioni culturali: essa viene considerata come il porto sicuro degli affetti più intimi, ma vi si possono anche generare dinamiche di sofferenza e aggressività. Persiste una certa difficoltà nel generare figli, ma non manca chi li vuole ad ogni costo perché visti come strumento di affermazione di sé. Esiste il tentativo culturale di svincolare l’identità della persona dalla diversità biologica tra maschio e femmina. Dal punto di vista sociale, i conflitti, la crisi economica, la distribuzione delle risorse, incidono pesantemente sulla vita delle famiglie; anche se si vive nelle società cosiddette del benessere, il mantenimento dei figli risulta essere oneroso, così come è aumentato il peso della cura dei malati e degli anziani.
L’indebolimento e la fragilità della famiglia provocano sofferenze senza numero, ma essa rimane ancora oggi il pilastro fondamentale e irrinunciabile della vita sociale.
Il documento passa in esame poi le famiglie che si trovano a doversi dividere a motivo dei flussi migratori, che hanno difficoltà enormi nell’integrazione, o quelle che vivono tensioni relazionali al loro interno; in tutte queste situazioni non si trascura di considerare le ricadute che si hanno sui figli.
Il discernimento della vocazione familiare
Condizione decisiva per verificare il nostro cammino di credenti è mantenere fisso lo sguardo su Gesù: ogni volta che si torna alla fonte dell’esperienza cristiana si aprono strade nuove e impensate (cf. n. 37).
L’indissolubilità del matrimonio non è un giogo o un dovere dal quale rifuggire, ma anzitutto un dono che corrisponde a un desiderio di amore reciproco e per sempre. Il matrimonio vissuto nella fede è una scelta che non limita l’esistenza ma la rende più ricca e piena, anche nelle difficoltà; pertanto vanno riscoperte le virtù fondamentali della famiglia, in particolare quella del perdono vicendevole (cf. nn. 104-105). Il documento sottolinea che ci sono elementi validi anche in forme al di fuori del matrimonio cristiano se comunque fondate su una relazione stabile e vera, e che, tuttavia, ad esso vanno orientate (cf. nn. 56; 98).
La missione della Chiesa oggi
La terza e ultima parte sottolinea che la Chiesa deve accompagnare le famiglie con tenerezza e suscitando gioia sia nella preparazione del matrimonio che nei primi e fondamentali anni di vita insieme. Si rileva inoltre come la famiglia sia uno spazio pedagogico privilegiato che però oggi non può essere unico luogo di educazione; essa va sostenuta nelle questioni più articolate come ad esempio la sessualità, la politica e l’impegno sociale.
Anche la collaborazione con le Istituzioni non è sempre facile perché il concetto di famiglia, in molti contesti, non coincide più con quello cristiano.
Una significativa sezione del documento è dedicata alle famiglie ferite. Se tutti concordano che il fallimento familiare è sempre una sofferenza, rimane anche vero che in queste circostanze bisogna far sperimentare alle persone coinvolte la misericordia di Dio. In modo particolare va accolta la sofferenza di coloro che hanno subito ingiustamente la separazione o il divorzio o l’abbandono (cf. n. 112). Dopo aver ribadito che la Chiesa sostiene quanti non intraprendono una nuova unione, rimanendo così fedeli al vincolo almeno per parte loro, viene affrontata la situazione di quanti scelgono diversamente. È stato proposto uno snellimento delle procedure per il riconoscimento dei casi di nullità. Un problema rilevante, già sollevato da Benedetto XVI, è quello della fede o meno di quanti si sposano, infatti si discute se in taluni casi la mancanza di fede permetta di non contrarre un matrimonio valido, o se almeno possa indebolirlo in momenti di difficoltà. L’attuale prassi considera un matrimonio sempre come sacramento se celebrato tra due battezzati, non “indagando” più di tanto sull’esperienza di fede degli sposi. Si è chiesto di approfondire la questione. A quanti sono separati ma non rispostati il testo raccomanda la frequenza all’eucarestia, alla quale possono accedere senza problemi, purché in grazia di Dio. Si propone di rivedere certe forme di esclusione, come ad esempio il compito di padrino o madrina, il compito di catechista o educatore o lettore, che toccano coloro che sono divorziati e rispostati.
Per quanto concerne l’ammissione ai sacramenti dei divorziati e rispostati va ribadito che essi appartengono alla Chiesa e sono invitati a praticare molte altre forme di spiritualità attive nella vita cristiana. In particolare si è valutata l’ipotesi di un itinerario di misericordia che possa riabilitare ai sacramenti chi si trova in queste situazioni (cf. n. 123).
Per quanto concerne le persone con orientamento omosessuale, il documento ribadisce che ogni essere umano va non solo rispettato ma anche accolto con delicatezza, tuttavia si nega ogni equiparazione tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sulla famiglia che si esprime nel matrimonio tra un uomo e una donna. Il testo tratta poi di apertura alla vita, di adozione di bambini e dell’aborto.
Da questa semplice parziale sintesi emergono lampanti l’interesse e l’amore che la Chiesa ha in senso profondo e integrale per la famiglia; l’ampiezza delle questioni e il metodo che non escludono ma anzi includono le diverse realtà in termini di accoglienza senza pregiudizi; l’apertura e il dialogo tra culture, tutto visto sotto la luce della Parola di Dio. Le questioni e i problemi della famiglia vengono espressi con chiarezza e franchezza, ed anche se, evidentemente, non tutti sono e saranno egualmente approfonditi, in ogni caso non sono ignorati.
Pur sottolineando gli aspetti problematici della cultura contemporanea la Chiesa non li demonizza, anzi cerca di innestare in essi il Vangelo, di assumerli e se necessario purificarli, offrendo il contributo che Gesù Cristo può dare alla vita della famiglia.