In questi giorni sentiremo Gesù venirci incontro con delle parole strane, troppe volte sentite e poche ascoltate. Perché ci arrivano queste parole proprio nella ricorrenza dei santi e nella commemorazione dei defunti, amici del cielo ai quali spesso chiediamo di illuminare la nostra vita qui sulla terra?
«Beati i poveri in spirito»: l’espressione indica coloro che scelgono volutamente la povertà, non i sempliciotti; la categoria biblica è quella degli anawim di Dio (i poveri di Dio), quelli cioè che si affidano unicamente a lui come sostegno per la propria vita terrena. Sono coloro che si fanno vuoti per trovare in Dio la propria pienezza. Il povero per eccellenza è Gesù, e i poveri sono i privilegiati nel suo annuncio.
«Beati quelli che sono nel pianto»: sono tutte le persone tristi non per malinconia, ma perché vedono trionfare il male e soffrono in attesa della vera consolazione. La consolazione sta nel fatto che le lacrime non saranno sprecate, ma raccolte da Dio.
«Beati i miti»: essi sono simili al povero e si caratterizzano per essere affabili e lenti all’ira, capaci di rinunciare alla violenza per cercare di instaurare rapporti non conflittuali con gli altri. Gesù stesso si propone come mite e «umile di cuore» (Mt 11, 9). Miti sono coloro che sanno seminare serenità, porgere l’altra guancia, coloro che amano e pregano per i loro nemici, che dialogano. Non vanno confusi con i codardi, gli omertosi e i disinteressati.
«Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia»: si tratta di coloro che combattono e si sforzano ad ogni costo per attuare nel mondo il progetto di Dio. Il primo ad avere questa fame e sete è Gesù, il cui obiettivo è quello di ricondurre ogni essere umano al giusto rapporto con Dio e con i fratelli. Questa beatitudine si concretizza nell’opzione preferenziale per i poveri, nella tutela della legalità e della solidarietà sociale.
«Beati i misericordiosi», coloro che incarnano «viscere di misericordia » (cf. Esodo 34,6), ovvero coloro che avvertono compassione in modo viscerale come Dio e Gesù. I misericordiosi aprono il cuore alla miseria umana, sanno ascoltare e accogliere, non solo dire «sì» oppure «no», ma “stare con” chi ha bisogno di misericordia.
«Beati i puri di cuore»: nella Bibbia il cuore indica la sede delle decisioni e della volontà, mentre la purezza indica una genuinità integrale. I puri di cuore sono quanti sanno guardare gli eventi e le persone dal punto di vista di Dio, cioè con assenza di ambiguità nel saper distinguere tra il bene e il male, e con la capacità di trasformare il male in bene.
«Beati gli operatori di pace»: non si tratta dei pacifici rassegnati, irenici e inerti, ma dei costruttori di pace inquieti e attivi che si spendono concretamente per promuoverla e realizzarla, coloro che sono capaci di gettare ponti sui baratri di posizioni inconciliabili.
«Beati i perseguitati a causa della giustizia»: quest’ultima categoria riassume la sorte a cui andranno incontro quanti sceglieranno di seguire la «via stretta» del Maestro crocifisso. Il bene incontra sempre opposizioni, minacce ed emarginazioni, fino a richiedere talvolta il dono della vita, come accadde a Gesù.