Al di là dei gusti e delle mode (può piacere o non piacere), il viola per la colorimetria è un colore non esattamente caldo ma neppure esattamente freddo. Esso si ottiene, infatti, miscelando il rosso con il blu: un colore caldo con un colore freddo.
Il viola è un colore “vero” perché, per le sue caratteristiche, interpreta la nostra vita: essa non è tutta fredda ma non si può neppure dire che sia totalmente calda, non è solo uno spazio di tristezza e angoscia ma neppure la pienezza della felicità. In questa vita siamo viola: facciamo esperienze belle ma non siamo mai completamente ed eternamente felici, non possiamo dire che la vita sia solo un dramma ma conosciamo bene cosa significhi soffrire. Il viola tiene insieme, senza confonderle, le realtà opposte che sperimentiamo nei giorni di questa vita.
Per questo motivo è un colore di passaggio, o meglio la liturgia lo utilizza nei tempi di passaggio (Avvento, Quaresima, rito delle esequie) per comunicarci che viviamo realmente tutti questi sentimenti e queste esperienze, ma non saranno eterni. Nei giorni di festa, infatti, si presentano i colori bianco e dorato per ricordarci la promessa che, nella fede, Gesù ci ha fatto, ma il viola rimane il colore del viaggio della nostra vita e, sullo sfondo di questa attesa, guardiamo sempre alla luce bianca della felicità piena.
Ordunque, visto che ci troviamo in questo violaceo viaggio, tanto vale assumerne i toni e vivere consapevolmente tutti i colori della vita, anche quelli freddi dell’insuccesso e della fatica.
La Quaresima la realtà e la varietà dei colori dei nostri giorni e dei sentimenti: essa è un richiamo ad orientarci alla luce della Pasqua, a credere alla luce della risurrezione pur rimanendo con i piedi per terra, e a vivere con coraggio le nostre giornate quotidiane.