La caratteristica principale e peculiare dell’uomo rispetto agli altri esseri viventi è quella di andare oltre. Se si osserva, ad esempio, una persona che tende la mano verso una bottiglia posta sopra la tavola, si è già in grado di prevedere che prederà la bottiglia e ne verserà il contenuto nel bicchiere per bere.
Da quel semplice movimento del tendere la mano, ancor prima che l’azione si compia, noi uomini siamo in grado di comprendere che la persona ha sete. Si tratta di un linguaggio intenzionale e comprensibile da chiunque. Questa caratteristica di prevedere le azioni in base alle intenzioni è comune, in parte, anche agli animali e risponde a un preciso stimolo neurale che va toccare quelli che la medicina chiama neuroni specchio.
Esiste qualcosa di più, inscritto nell’uomo, che lo porta a proiettarsi oltre il presente avanzando anche di molti anni: è la progettualità, ovvero la capacità di progettare. Ogni persona adulta e matura cerca di fare le proprie scelte nel presente guardando alle conseguenze che potrebbero avere nel futuro proprio e delle persone che le vivono accanto.
La fede trova la sua radice in questa comune e potente esperienza umana. Se la progettualità è la capacità che noi uomini abbiamo di “viaggiare in avanti” nel tempo della nostra vita terrena, la fede è la capacità di viaggiare addirittura oltre il tempo e oltre la storia per accedere ad una visione della vita che chiamiamo “vita eterna”. Anche il nostro corpo è fatto così: un respiro chiama subito il respiro successivo, ad ogni respiro desidero respirare ancora; non esiste un singolo pensiero, ma un pensiero richiama subito il successivo e via via un concatenarsi di altri pensieri.
Non parliamo poi delle emozioni, dei ricordi e della memoria. Tutto il nostro essere è fatto per andare oltre, oltre ciò che si vive, oltre ciò che si sente, oltre ciò che si pensa. Non si tratta dunque solo dell’opinione di alcuni, è la vita stessa che da più parti e per molte esperienze dimostra che siamo fatti per andare oltre il momento presente.
Gesù che risorge non è, allora, una stranezza teologica frutto di un evento poco attendibile, ma la risposta alla domanda che ogni istante abita in noi di andare oltre il tempo, di vivere oltre il possibile, di vivere oltre la morte.
Andare oltre. Gesù supera e si spinge al di là dell’oltre impossibile della morte e getta in quel desiderio che è in noi una luce di speranza: sì, è davvero possibile superare anche questo scoglio. Ogni esperienza di male che subiamo già nel tempo della vita altro non è che una mortificazione, un’esperienza di morte che blocca, o cerca di bloccare, il nostro desidero di andare oltre. Il male è qualcosa che si afferma così: di qui non si passa, non ce la puoi fare, ti blocco! Pasqua, in ebraico vuol dire passaggio, cioè l’esatto contrario, ed è come se Gesù dicesse: di qui si passa, puoi andare oltre, e te lo dimostro io per primo con la risurrezione del mio corpo.
Continuiamo ad andare oltre