Le comunità si feriscono, le relazioni possono conoscere momenti di distanza, i rapporti possono realmente fratturarsi: lo sperimentiamo spesso a motivo delle nostre visioni differenti della vita, dei caratteri e dei sentimenti che ciascuno vive, e per il fatto che non siamo esenti da dubbi, paure e incertezze, da quella sfiducia che toglie la speranza e la possibilità di vedere il bene.
Siamo feriti e feriamo: questa è una condizione dell’esistenza, del nostro mondo affettivo e delle nostre relazioni. Molte delle energie di ciascuno vanno spese proprio per le relazioni. Siamo chiamati a vivere l’amore come “guaritori feriti” e capaci di ferire, ci sentiamo come vagabondi in cerca di un bene grande che conosciamo e desideriamo ma che troppe volte roviniamo o vediamo sgretolarsi sotto il nostro sguardo impotente. Ci chiediamo allora “perché?”: perché non è possibile amare ed essere amati, vivere pienamente le esperienze belle che la vita ci fa assaggiare e pone innanzi a noi?
Perché? Perché nel mondo esiste il male, e il male fa male. La Bibbia parla del Diavolo come il dia-ballo, ovvero come colui che divide. Apriamo gli occhi: ogni volta che nella comunità accade qualcosa che porta divisione (si può anche avere ragione, ma di fatto ci si divide) è il male che cerca di rovinare il progetto di Dio che è l’unità e la pace. Ogni volta che due persone si allontanano e si dividono per incomprensione o per paura, per il detto e il non detto, è il male che cerca di dividere.
Ogni volta che ci sentiamo divisi in noi stessi a causa del male che abbiamo commesso, del bene che avremmo potuto fare ma non abbiamo donato, oppure del male che qualcuno ci ha fatto subire, è il divisore che cerca di frammentare e spezzare l’unità armoniosa della mia vita. Molte fatiche personali e psicologiche, molti conflitti sociali, comunitari e religiosi, hanno un’origine spirituale: il male cerca di rovinare il bene di Dio. Nessuno di noi può dirsene esente, sia sul piano personale-psicologico sia su quello relazionale, come pure su quello delle nostre comunità. Aprire gli occhi e rendersene conto significa essere coscienti che il male ha una sua strategia, come Dio ha un suo piano.
Cosa possiamo fare noi che siamo i figli di Dio? Noi che abbiamo ricevuto il battesimo e abbiamo lo Spirito Santo?
La preghiera sincera e viva aiuta a consolare e a guarire il cuore ferito, anche il cuore che avverte odio.
Preghiamo perché l’amore di Dio entri in noi, guarisca le ferite che abbiamo subito o che abbiamo fatto ad altri.
La Parola di Dio, letta e ascoltata con pazienza, è una voce che convince a fare il bene e pian piano, se la prendiamo come un buon consiglio di Dio, ha la forza di cambiare il nostro cuore, di convertire le nostre idee e di farci fare dei gesti di pace che portano all’unità e costruiscono il bene.
Il perdono che riceviamo attraverso la confessione è la più forte medicina per guarire dal rancore che a volte proviamo anzitutto verso noi stessi (non ci amiamo e non ci stimiamo per il male fatto o per quello subito) e offre una potente energia per poter perdonare chi dovesse averci fatto un torto.
Queste cose capitano, e spesso… noi siamo cristiani, figli amati da Dio, fratelli di Gesù, ed egli è venuto proprio per questo: per liberarci dalla schiavitù del male che è reale, provoca dolore e rovina le cose più belle della vita. Viviamo questi consigli e avremo fatto tutto quel che serve per migliorare il mondo e per costruire il Regno di Dio.
Ovviamente se scrivo ciò è perché lo vivo nella mia persona e lo sento nella comunità. Penso che abbiamo bisogno di riconciliazione, di amore e di perdono; poi potremo anche fare i gruppi, le attività, la gestione dei servizi…