I fatti importanti, quelli che pian piano producono conseguenze capaci di cambiare la storia, accadono sempre d’estate. È un modo di dire, certo, un modo per dire una verità: gli avvenimenti di un certo peso sembrano slittare sotto i nostri piedi senza che quasi ce ne rendiamo conto, fatto salvo vederne poi le conseguenze dopo un po’ di tempo e chiedersi quasi sbalorditi “come mai?”, “cos’è successo?”
Metto insieme un’“acozzaglia” di eventi di cui ora non cogliamo l’organizzazione unitaria, ma che, forse, scorgeremo tra un po’ di tempo.
Da più parti si sente dire che siamo in guerra; in effetti si avverte paura e non solo.
Numerose persone hanno perso la vita, ogni dove possiamo vedere forze armate e controlli intensificati, alcune mete e luoghi sono sconsigliati, ad ogni grande evento si teme qualcosa di drammatico. A questo si aggiunge la possibilità non rara che qualche fanatico o qualche persona affetta da difficoltà cognitive o affettive accolga l’appello alla violenza sollevato da qualche leader fondamentalista.
Ogni giorno assistiamo allo sbarco di persone che giungono sulle nostre coste in cerca di vita. Per loro è proprio una questione di sopravvivere o morire: a casa loro si muore di morte certa, tanto vale rischiare per cercare di avere una possibilità di esistere almeno qui. Di fatto i colori della nostra Europa sono cambiati e anche i toni dei nostri politici sono eterogenei riguardo questi eventi.
In Francia questa settimana hanno demolito un’altra chiesa, la chiesa di Santa Rita a Parigi: per una serie di spiegabili passaggi burocratici è stata demolita per dare spazio a un parcheggio. Questo è avvenuto proprio in Francia, dove qualche giorno fa si è celebrato, alla presenza anche di tanti fedeli islamici, il funerale del sacerdote ucciso.
Le cose importanti accadono d’estate, quando siamo meno attenti, più rilassati, anche un po’ svogliati.
Il vangelo di questa domenica ci invita a vigilare; come e cosa vuol dire? L’altra settimana si è svolta la Giornata Mondiale della Gioventù: la Chiesa è stata in veglia, attenta, e anche chi non vi ha partecipato direttamente ha potuto cogliere, attraverso i messaggi e i discorsi, cosa significhi essere attenti e vivere le vicende della storia con fede.
Papa Francesco ci invita a non considerare questa una guerra di religione; sarà pure una guerra, ma non tra “credenti di un tipo” e “credenti di un altro”. La guerra, infatti, c’è sempre perché qualcuno la vuole, ma la maggior parte degli uomini di buona volontà non la sceglie. Se noi non la vogliamo, non la cerchiamo e non la istighiamo, la guerra non si farà; certo resteranno alcuni violenti che con la loro barbarie potranno farci del male.
Noi, insieme agli uomini che lo desiderano, dobbiamo costruire la pace. Pace è vedere cristiani e musulmani che pregano insieme, pace è accogliere chi ha bisogno ed è in cerca di vita; pace è anche costruire dialogo tra di noi con gli amici, perdonare chi ci ha offeso, fare il primo passo, spendere una parola in più piuttosto che una in meno per comprendersi; pace è accettarsi nelle normali diversità, è ascoltare queste diversità;
pace è porre gesti concreti, non solo parole, per amare Dio e il prossimo. In questo momento in cui qualcuno vuole la guerra, mentre le cose davvero stanno cambiando, noi non dobbiamo cambiare direzione: anzi più prima dobbiamo continuare a costruire la pace anche nella nostra comunità, a vivere sul serio e veramente il nostro credo, ad amare come Gesù ci ha amati.